Per alcuni, la solitudine è la mancanza di un amico con cui condividere uscite, problemi, momenti. Per altri, invece, la solitudine ha a che fare con la necessità imperativa di un’atmosfera in cui sentirsi compresi e amati.
La rivoluzione portata dai social networks ha causato la trasformazione di ogni persona sola in un esperto, quasi compulsivo, dell’autopromozione e della commercializzazione di sé stesso.
L’uomo tende a mettere in evidenza i suoi successi personali e professionali, il suo potere ed il suo status sociale. La donna, invece, è propensa a sfoggiare il proprio fisico attraente, l’indipendenza e la fiducia in sé stessa come valori tangibili e misurabili. Sia l’uomo che la donna, perseguono comunque obiettivi identici: sentirsi riconosciuti, apprezzati e desiderati. Quando, nonostante questa strategia, non si raggiungono tali obiettivi e la persona non si sente, quindi, accettata e riconosciuta dalla collettività, arriva il sentimento di frustrazione che, in molte occasioni, non si riesce a superare se non attraverso sessioni individuali di coaching.
Quella di rimanere soli è una paura di incontrollabile, che nasce – in genere – a seguito di una recente separazione, o a causa di una delusione o di un fallimento. Anche coloro che hanno un partner, talvolta, cadono in una specie di competizione in cui perseguono l’amore come una forma di riconoscimento, un trofeo, ignorando ciò che, alla fine, sono le sue reali esigenze personali.
Tuttavia, la solitudine non è necessariamente dannosa. Essa a volte costituisce uno spazio sano e necessario per soddisfare i nostri sentimenti, per riflettere su noi stessi e per rafforzare la nostra autostima quando verifichiamo che non abbiamo poi così bisogno dell’approvazione degli altri.
Quando la paura della solitudine cresce, molte volte diventa incontrollabile, azionando un meccanismo naturale di difesa, che si trasforma in una “autofobia”: il timore di sé stessi, dell’abbandono e di essere respinti dai propri affetti più cari.
La persona che soffre di questi sintomi tende a stringere deboli legami affettivi, solo al fine di non sentirsi solo. In questo senso, i social network sono utilizzati per alimentare l’illusione di non sentirsi abbandonati.
Molte volte ci si butta in una relazione passeggera, per sentirsi sostenuti nei momenti più complessi della vita, sentirsi più sicuri. Ma ciò non è mai sufficiente per sentirci riconosciuti, per aumentare la nostra autostima e la fiducia in noi stessi.
È per questo che è motivante e altamente salutare imparare a vivere e godere dei momenti di solitudine, allo stesso modo e con la stessa fiducia con cui mettiamo un “Mi piace” ad un post social. Accettarci per come siamo costituisce la principale risorsa e la migliore tattica per battere il terrore di rimanere soli.
5 suggerimenti per superare la paura della solitudine
- Devi imparare ad avere la mente aperta e a non accettare come verità immutabile diverse frasi che danzano con insistenza nel tuo cervello, quali: “Se segui ancora quella strada, rimarrai solo/a“, “non è bene che l’uomo sia solo“, come se tale destinazione sia la peggiore immaginabile.
- Riorganizza il tuo programma emozionale, dandogli un posto privilegiato: quante ore alla settimana hai dedicato esclusivamente a te? Tenta di stabilire una lista di priorità, in cui i problemi di risoluzione immediata siano collocati nella top 5.
- Coltiva nuove abitudini che ti diano godimento immediato semplicemente per l’attività che poni in essere, senza un’utilità riconoscibile e valutabile (un’attività determinata, la contemplazione di un paesaggio, ascoltare una canzone…). Cerca di praticare, almeno 15 minuti al giorno, esercizi di visualizzazione: concentrati su un’immagine vivida o inventata che ti infonda tranquillità. O, di fronte a una situazione di stress, costruisci una rappresentazione immaginare in cui la situazione è risolta. Queste abitudini aiutano a calmare i pensieri e a connettersi con le proprie emozioni.
- Condividi con il tuo migliore amico. Sin da giovani ci insegnano che le gioie non sono tali se non le condividiamo con gli altri e, di conseguenza, viviamo appieno un’emozione solo quando la condividiamo con qualcuno, anche – perché no – attraverso i social networks. Dobbiamo cercare, tuttavia, di essere i primi a godere di ciò che ci è accaduto e cercare un piacere di individuale e non trasferibile. La solitudine può essere una buona compagnia, come diceva il filosofo francese Michel E. di Montaigne, “la solitudine è un istante di pienezza“.
- Nelle sessioni di coaching individuale occorre imparare a capire come si sono formate le nostre paure e come superarle. Le pratiche di gestione emotiva che si praticano nei Coaching Club costituiscono una buona procedura e una magnifica risorsa per superare, in un breve periodo di tempo, le principali credenze e ossessioni, assunte senza giustificazione e che ci tengono a distanza dagli altri.
Come potete vedere, gran parte di questi problemi sono correlati con l’autostima di ciascuno di noi. Per questo motivo, vi consigliamo di fare un test che vi aiuti a scoprire qual è il vostro livello di autostima.
Articolo realizzato in collaborazione con la terapeuta Veronica Rodriguez Orellana, direttrice del Coaching Club.