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Attualmente sono tante le donne che scelgono in maniera volontaria di ricorrere a un aborto per interrompere una gravidanza non voluta.
C’è chi ormai ritiene doveroso che ogni Stato emani una legge per rendere legale questa pratica. Tuttavia è una scelta che spesso si scontra con problemi e questioni ideologiche, religiose e morali.
Ha destato particolare attenzione la scelta di Brandon Stanton. Il profilo Instagram di Humans of New York, una catalogo fotografico sugli abitanti e i posti di New York creato dalla Stanton, ha deciso di dare spazio alla storia di una donna.
Si tratta di una ragazza argentina, proveniente da Buenos Aires che è diventata la protagonista di una foto che suscitato grande commozione e polemiche in tutto il mondo.
La didascalia della foto pubblicata sul social network recita così:
“Io non volevo essere una madre.
Avevo diciotto anni. Non eravamo innamorati. Avevo degli obiettivi che volevo raggiungere. Così ho preso la decisione più difficile della mia vita. Qui non è legale. Così l’ho cercato su internet. Ho fatto da sola. Nella mia stanza. Se le cose fossero andate per il verso sbagliato, sarei potuta morire. Vederlo uscire da me fu il momento peggiore della mia vita. E non potevo raccontarlo a nessuno. Neanche ai miei genitori.
Così ho portato il segreto con me. Mi sono sentita come se quella cosa fosse sempre nel mio petto, ma era bloccato lì. Tutto il giorno mi comportavo normalmente. Poi la sera andavo nella mia stanza e piangevo.”.
Lo scatto ritrae una donna senza volto che indossa un paio di sneakers, un braccialetto al polso e nell’atto di fumare una sigaretta appena accesa. Nella didascalia, l’argentina ha deciso di raccontare la sua scelta: effettuare un aborto volontario.
Un’azione pericolosa in quanto l’Argentina è un Paese in cui la pratica di interrompere una gravidanza è considerato un atto illegale. Si può ricorre a questa pratica qualora c’è in mezzo la salute della mamma o se la gravidanza è frutto di uno stupro o un incesto.
Nella didascalia, la donna racconta che all’epoca dell’atto aveva solo diciotto anni e si sentiva troppo giovane per avere una gravidanza. Nonostante nel suo Stato fosse illegale, è riuscita a eseguire l’aborto, mantenendo il segreto con la sua famiglia e i suoi conoscenti.
Parole ricche di dolore e commoventi che fanno comprendere che ancora oggi per molte donne la pratica di rinunciare a una gravidanza, a volte è impossibile da seguire.
Vi siete mai chiesti in che cosa consiste veramente questa pratica? Se la risposta è si, allora vi daremo subito alcune informazioni utili. L’aborto è un’interruzione della gravidanza che comporta la rimozione del feto o dell’embrione all’interno dell’utero.
Esistono due tipi di aborti:
Ogni anno si praticano 44 milioni di aborti indotti in tutto il mondo e molto spesso sono le donne che ricorrono a tale pratica perché non riescono a andare avanti nella gravidanza o semplicemente non vogliono momentaneamente avere il peso di un figlio.
In seguito al post, migliaia sono stati i commenti e le condivisioni, soprattutto di coloro che invocano da tempo una legge che garantisca alla donna il diritto all’aborto. Infatti qualora l’interruzione della gravidanza fosse legale, nessuna donna sarebbe costretta a intraprendere un aborto da sola, nella sua camera da letto, come è successo nella testimonianza precedente.
Una notizia che ha sollevato molto clamore, soprattutto per ciò che sta succedendo in America.
Infatti, l’attuale Presidente americano Donald Trump ha firmato un provvedimento per bloccare i fondi federali delle Ogn internazionali che effettuano aborti o favoriscono un’informazione medita su tale ambito. Una legge che più volte si è cercato di farla approvare, finché l’ex presidente Obama ha deciso di eliminare il decreto.
La questione dell’aborto è una pratica molto delicata che riguarda la sensibilità e la salute della donna. Molto spesso si prende questo argomento troppo alla leggera, pensando che il diritto all’interruzione della gravidanza debba essere necessariamente garantito a ogni membro del mondo femminile.
Davanti a queste affermazioni, dovrebbe però essere spontaneo porsi un’altra domanda. In un mondo oppresso dai meccanismi del sovrapopolamento e della disparità nella distribuzione delle ricchezze, qual’è il ruolo delle istituzioni statali? Giudici e regolatori della coscienza collettiva o riformatori per migliorare le condizioni reali di un Paese in cui, eventualmente, si potrebbe crescere un figlio?