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Sappiamo tutti cos’è un accappatoio, perché lo utilizziamo tutti i giorni per asciugarci dopo una doccia o un bagno rilassante. Ma una cosa che nessuno sa è la sua storia. Quando è stato inventato? Per mano di chi? Scopriamo insieme la storia dell’accappatoio.
Definizione e etimologia della parola
Nel dizionario l’accappatoio viene definito come un indumento simile ad una vestaglia, di spugna o altro tessuto, che s’indossa per asciugarsi dopo il bagno.
Dalla etimologia della parola possiamo farci un’idea di come è nata l’idea dell’accappatoio. La parola deriva dal verbo accappare, che significa chiudere nella cappa. Quest’ultima era un ampio mantello con cappuccio e senza maniche, che serviva a coprire interamente una persona. Da questa etimologia, capiamo che l’idea di accappatoio nasce come soprabito, simile al mantello, ma dotato di cappuccio e richiudibile. E questa descrizione ci inevitabilmente pensare alle comuni vestaglie.
Dalle vestaglie agli accappatoi
Non si può avere un quadro chiaro sulla storia dell’accappatoio senza accennare alle vestaglie. Infatti queste ultime sono predecessori dei nostri accappatoi.
Il più antico capo di abbigliamento riconducibile al moderno accappatoio è il banyan. Questo capo d’abbigliamento risale al XVII secolo, era una veste da camera, dal taglio asiatico (simile ai kimoni giapponesi), indossata dai gentiluomini europei al di sopra dei loro abiti. Il Banyan era creato con tessuti di lino o seta e veniva indossato in casa per occasioni informali durante il giorno, oppure sopra la propria camicia da notte prima di coricarsi.
All’inizio del XVIII secolo l’utilizzo di questo capo d’abbigliamento si diffuse sempre di più, iniziarono ad indossarlo anche le donne, sperimentando con tessuti più pregiati e rendendoli più sfarzosi con delle decorazioni. Col tempo iniziarono ad utilizzare tessuti più pesanti e caldi, come il cotone, per creare il capo. Lentamente il banyan iniziò a diventare più versatile e passò da essere un semplice soprabito ad essere anche utilizzato per asciugarsi dopo i bagni.
Col passare degli anni il banyan subì diverse evoluzioni per poi diventare il moderno accappatoio, diventato di uso comune anche in Italia tra gli anni ’70 e ’80. Si vedeva spesso indosso alle star del cinema quando uscivano dalla doccia, e oggi abbiamo tutti almeno un accappatoio in spugna o in microfibra nell’armadio.
Chi ha inventato l’accappatoio
Purtroppo non sappiamo precisamente chi sia l’inventore del capo di biancheria da bagno. Si presuppone che l’invenzione risalga addirittura al 17esimo secolo. Gli antenati ufficiali più accreditati sono, però, la bayan, la vestaglia di ispirazione persiana indossata dai gentiluomini europei, ma ancora di più la yukata giapponese, il kimono in cotone che funge sia da abito estivo che, da sempre, anche da capo da indossare quando si esce dalla vasca.
Oggi l’accappatoio può essere dotato di cappuccio, di tasche ed è mantenuto chiuso da una cintura. Solitamente è confezionato con tessuti di elevata capacità assorbente, come la spugna o il nido d’ape, in cotone e la microfibra.