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Con la sua partecipazione al 69° Festival di Sanremo, Achille Lauro è finito al centro di numerose polemiche. Alcune di queste sono state portate alla luce da Striscia la Notizia che ritiene che il brano ‘Rolls Royce’ sia un inno alla droga. Il cantante, stanco delle continue accuse, ha pubblicato un post Instagram in cui cerca di raccontare la sua vita, arrivando alla conclusione di essere un buon esempio per tutti i giovani.
L’infanzia di Achille Lauro
Prima della sua partecipazione al Festival di Sanremo, in molti ignoravano completamente chi fosse e, forse, anche il genere di musica che proponeva. Con la sua esibizione all’Ariston abbiamo imparato a conoscerlo con il brano ‘Rolls Royce’, ma le accuse mosse da Striscia la Notizia hanno indotto a vedere la sua figura come il classico musicista dannato, ‘vittima’ della droga. Il Tg satirico di Antonio Ricci infatti, ha accusato Achille Lauro di aver portato alla kermesse musicale un brano che aveva come unico scopo quello di osannare il mondo delle droghe. Dopo le infinite polemiche, il rapper ha deciso di raccontarsi un po’ e lo ha fatto attraverso il suo profilo Instagram. A didascalia di uno scatto, prova a svelare un po’ quella che è stata la sua vita, partendo dall’infanzia. Lauro ha scritto: “Sono figlio di gente onesta, il secondo di due fratelli. Mia madre è sempre stata una persona altruista, generosa, longamine. Abbiamo vissuto con altri bambini perché mia mamma prendeva in casa figli di famiglie in difficoltà, anche quando possibilità non ne aveva”. Immaginate il rapper da piccolo? La situazione che descrive, sembra essere lontana anni luce dall’immagine che molti hanno di lui, sia per quanto detto da Striscia, sia per l’impatto che la sua figura ha su quanti lo guardano e ascoltano. Lauro ha aggiunto: “Siamo figli di chi ha dedicato tutta la propria vita al lavoro, a cui tuttavia per tanti anni nessuno ha mai riconosciuto nulla. Ho ricordi di momenti in cui non si sapeva che fine avremmo fatto, se saremmo riusciti a coprire i debiti. Ricordo quando fuori fingevo di aver già cenato perché mi vergognavo a uscire e a non avere soldi per pagare il conto”. La realtà che Achille descrive è quella che molti giovani della sua età hanno vissuto e che alcuni continuano a vivere anche oggi. In molti se ne vergognano, ma, in fondo, non c’è nulla da temere nel raccontare le infinite difficoltà di chi non riesce ad arrivare a fine mese.
L’ammissione di Achille Lauro
Achille, in conclusione, ha ammesso che, nonostante tutte le cose che sono state dette su di lui, la sua vita non può che essere un buon esempio per tutti i giovani. Si legge: “Oggi ho pagato per riavere i gioielli che mia madre aveva impegnato. Quei gioielli che sua madre le aveva regalato erano l’unico ricordo che conservava di lei. Le generosità che mi è stata insegnata è la mia più grande ricchezza. Io sono come i tanti ragazzi della mia generazione, siamo cresciuti da soli crescendoci l’un l’altro. Nessuno conosce la mia vera storia. Non voglio essere un buon esempio, Io sono un buon esempio”. Con questo suo breve racconto, Lauro ha voluto svelare una parte di quella che è stata la sua infanzia e il clima nel quale è cresciuto. Forse, la sua ‘Rolls Royce’ non ha nulla a che fare con le droghe e, magari, dovremmo iniziare tutti ad allungare un po’ lo sguardo oltre le mere apparenze.