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I talebani sono tornati al potere in Afghanistan dopo vent’anni, e per la popolazione si mette sempre peggio.
Le donne sono quelle più a rischio, e i loro diritti sono altrettanto in pericolo. L’ultima triste novità che arriva dall’Afghanistan per le donne è che queste ultime devono rinunciare all’università, seguendo i dettami del nuovo rettore dell’ateneo di Kabul.
Sono tanti i cambiamenti che i talebani hanno operato da quando ha ripreso controllo dell’Afghanistan. Dopo aver inserito nelle posizioni di vertice fedeli al regime arriva anche la nomina di un nuovo rettore per l’Università di Kabul.
Si chiama Mohammad Ashfar Ghairat, ed è un guerrigliero, senza laurea né esperienza, il nuovo “magnifico” rettore. È andato a sostituire Mohammad Osman Boburi, docente laureato a Parigi e conosciuto nelle migliori accademie internazionali, costretto a dimettersi dai talebani. Non è solo la differenza fra i due curricula che fa scalpore: Ashfar Ghairat ha già preso un’importante iniziativa che rischia di compromettere il futuro di molte donne:
Vi do la mia parola, come rettore della Kabul University. Finché non ci sarà un vero ambiente islamico per tutti, le donne non saranno autorizzate ad andare all’Università o al lavoro. L’Islam viene prima.
Niente professoresse né studentesse. L’annuncio del rettore, tramite Twitter, è l’ennesima restrizione che si aggiunge alle indicazioni arrivate finora in Afghanistan.
Nelle settimane precedenti alle dichiarazioni di Ghairat i talebani avevano concesso alle donne di continuare gli studi, secondo le norme della legge islamica. Queste vaghe disposizioni si sono tradotte in aule divise fra maschi e femmine, in alcuni casi separati da una tenda, e classi femminili non superiori comunque alle 15 persone.
Poi però l’Emirato ha fatto marcia indietro, costringendo studentesse e insegnati a rimanere a casa.
Ghairat nel suo tweet ha continuato, con una spiegazione che lascia il tempo che trova:
A causa della carenza di docenti donne, stiamo lavorando a un piano affinché i docenti maschi, se possibile non troppo giovani, possano insegnare alle studentesse da dietro una tenda nelle classi. In quel modo verrebbe creato un ambiente islamico che permetterebbe alle studentesse di studiare.
Alcune studentesse, intanto, sono tornate nelle università private, ma quelle pubbliche sono ancora chiuse.
Queste restrizioni di libertà via via maggiori ricordano sempre di più il modus operandi del regime talebano negli anni 90. Nel 2021, in meno di due mesi, le donne indossano di nuovo il burqa, escono raramente, non possono più praticare sport e con ogni probabilità neanche più studiare.
L’Università di Kabul ha formato molte figure indispensabili per la società afghana, e adesso rischia di diventare un deserto, o peggio ancora il luogo di formazione di nuovi talebani.
Il sistema educativo afghano, nato da anni di investimenti stranieri e improntato all’uguaglianza di genere, si sta sgretolando: migliaia di studenti a casa perché le scuole sono chiuse, l’American University in Afghanistan è in abbandono. Al posto dei docenti preparati anche all’estero ci sono fedeli del regime che non hanno esperienza o preparazione accademica, come dimostra la nomina di Ghairat.
Il governo non ha i fondi per pagare i docenti e gli aiuti stranieri non ci sono più: l’Afghanistan e le sue cittadine sono sempre più soli.