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La cultura cinematografica ha in più forme descritto il momento storico della mafia americana. Sono molti i racconti sui grandi boss mafiosi, ma sicuramente quella del cosiddetto Scarface è la più nota. L’omonimo film che vede come protagonista Al Pacino del film di Brian De Palma vuole infatti raccontare le vicende del celebre boss. Scopriamo chi era Al Capone, tutto sul grande gangstar americano.
Chi era Al Capone
Alphonse Gabriel “Al” Capone, in arte Scarface (New York, 17 gennaio 1899 – Miami Beach, 25 gennaio 1947), era un mafioso americana di origini italiane, considerato un simbolo del gangsterismo americano e della crisi di legalità che gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare durante il proibizionismo.
Cresciuto in un ambiente povero e degradato, fin da piccolo pende parte insieme ai fratelli in piccole gang di criminali passando per i South Brooklyn Rippers, i Forty Thieves Juniors e i Five Point Juniors, per poi finire nella banda criminale dei Five Points Gang sotto la guida di Johnny Torrio. Grazie a quest ultimo inizia a lavorare come buttafuori per un bordello clandestino ed è qui che nasce il soprannome “Scarface”. Come si deduce dal termine, sfregiato, il giovane Alphonse si ritrova con una cicatrice sul viso in seguito ad una discussione violenta.
Da New York a Chicago seguendo Johnny Torrio
Con il tasferimento nel 1919 Torrio affida ad Al Capone la gestione di un night club, nonchè bisca clandestina. Il giro criminale a Chiacago viene però presto ostacolato dalle nuove elezioni politiche. Nel 1923, infatti, William Big Bill Thompson, un sindaco corrotto di Chicago sostenuto da Torrio e Capone, perde l’elezione contro il riformista William Dever, che decise di usare il pugno di ferro contro i gangster; per questi motivi Torrio e Capone trasferirono gran parte dei loro affari a Cicero, Illinois. Qui protetti dal sindaco corrotto Joseph Klenha, stabilirono la loro sede all’Hawthorne Hotel.
Nel 1924 inizia a creasi un clima di tensione e violenza in cui perde la vita uno dei fratelli di Al Capone, il quale decide di reagire uccidendo un ufficiale di polizia. Poche settimane dopo, Capone uccise in un bar un certo Joe Howard, un criminale che lo aveva pesantemente insultato, e il suo amico Jack Guzik per avergli rifiutato un prestito. L’avvocato William H. McSwiggin accusa Capone dell’omicidio senza ottenere giustizia perché i testimoni oculari dichiarano un “amnesia” nel ricordare l’identità dell’assassino.
L’aumento di violenza e la lotta tra bande
Uno degli scontri sicuramente più cruenti tra bande a Chicago risale al 1929 ed è quello che viene ricordato dalla stampa come il massacro di San Valentino, suscitando molta attenzione pubblica negli Stati Uniti e ha accrescendo la sinistra “fama” di Capone. Il mandatario dell’operazione è stato infatti quest ultimo il quale era intenzionato a eliminare l’avversario George Bugs Moran con il quale si contendeva il mercato degli alcolici.
Un altro episodio di particolare rilevanza storica prende il nome di guerra castellamerese che vede un conflitto tra cosa nostra (statunitense) e i Clan Masseria e Maranzano. Inutile dire che lo scontro tra bande portò non pochi morti, rilevante però quello del capo di Masseria. Maranzano, uscitone vincitore, riunisce a Chicago tutte le Famiglie per discutere il da farsi ma quel giorno dei mandatari di cosa nostra lo uccidono.
L’arrivo della pena e gli ultimi anni del boss
Nonostante l’indicibile numero di crimini fu l’evasione fiscale a condannare Al Capone a undici anni di carcere. Dopo i primi anni di privilegi e lussi nel penitenziario di Atlanta, viene trasferito ad Alcatraz dove riceve un trattamento molto più duro. Durante gli ultimi anni di vita scopre di avere la silifide che negli anni lo porta a sviluppare una sorta di demenza. Rilasciato per buona condotta con diversi anni di anticipo si ritira a Miami dove si spegne definitivamente a causa di un ictus.