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Ha passato tutta la sua vita a combattere contro l’assurdo e la mancanza di senso dell’esistere, irrazionale ed estranea. Con una presa di coscienza così significativa non ha sicuramente vissuto un esistenza serena. Si sa però che le menti più tormentate dalla vita sono anche forse le più geniali.
Chi era Albert Camus
Albert Camus (Dréan, 7 novembre 1913 – Villeblevin, 4 gennaio 1960) è stato uno scrittore, filosofo e attivista politico francese. Cresce in una famiglia modesta con padre fornitore d’uva e madre figlia di immigrati spagnoli. Alla morte del padre si trasferisce con la famiglia materna ad Algeri. Fin da piccolo mostra grande amore verso lo studio e incoraggiato dal suo professore vince una borsa di studio nella facoltà di filosofia dell’Università di Algeri.
Inizia a soffrire in età precoce di una tubercolosi che gli impedisce di continuare con le sue passioni: calcio e teatro. Nel 1930 si credeva fosse incurabile, così termina gli studi da privatista laureandosi in filosofia.
L’impegno politico e l’antifascismo
Nei primi anni ’30 aderisce al movimento antifascista e successivamente al Partito Comunista Francese da cui si allontanerà accusato di trotskismo. Durante questi anni intraprende una storia con Simone Hie dalla quale si separa dopo due anni per una sua dipendenza dagli psicofarmaci. Si fidanza diversi anni dopo con Francine Fauré con la quale rimane fino alla fine della vita dello scrittore.
La sua militanza continua a manifestarsi all’interno delle redazioni di giornali dove si specializza nei resoconti dei processi e dei reportage. Nel 1940 si sposta in Francia dove ottiene un posto al Paris-Soir dove manifesta la sua intolleranza verso il regime nazista. Nell’ambiente intellettuale della resistenza coinvolge anche Sarte con cui instaura una forte amicizia.
Ad agosto 1945, a guerra conclusa, Camus è l’unico intellettuale occidentale (a eccezione del fisico tedesco Albert Einstein) a condannare apertamente la scelta da parte degli Stati Uniti di bombardare Hiroshima e Nagasaki.
Il Premio Nobel per la letteratura e il pensiero filosofico
L’opera letteraria di Camus viene riconosciuta nel 1957 “per la sua importante produzione letteraria, che con perspicace zelo getta luce sui problemi della coscienza umana nel nostro tempo” con il Premio Nobel per la letteratura. La sua produzione rimane sempre in una sorta di sentimento dell’assurdo irrisolto, che l’autore non conclude. Ha lasciato tracce del suo pensiero in grandi produzioni quali “Lo straniero” (1942) e “La peste” (1947) o “Il mito di Sisifo” (1942) e “L’uomo in rivolta” (1957).
“La grandezza dell’uomo è nella decisione di essere più forte della sua condizione”: non c’è modo alcuno per andare contro quella condanna che ci impegna ogni giorno a compiere gesti che, come il masso di Sisifo, ritorneranno sempre a cadere nell’insensato, ma c’è modo, arriva a dire Camus, per essere più forti di tale condizione. Una presa di coscienza vera e propria non c’è mai e non è mai definitiva, ma in fondo a quel percorso che ridiscute perennemente i termini dell’esistenza c’è un punto fermo che questo scrittore filosofo chiamerà “rivolta”.
La riflessione dello scrittore è costantemente in evoluzione. Si fonda su un sofferto esistenzialismo negativo il cui centro è abitato da un uomo diventato straniero che a un certo punto realizza che non riuscirà mai a raggiungere la felicità da solo. Ad ispirare il suo pensiero sono stati fondamentali i pensiero di Sant’Agostino, di Plotino, ma anche di Heiddeger e il nichilista Nietzsche.