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appartamento in via Parea. Se la 37enne fosse andata a controllare la bambina, la piccola Diana forse avrebbe potuto salvarsi.
Alessia Pifferi è passata da Milano: la figlia poteva essere salvata?
Emergono nuovi particolari su Alessia Pifferi, la donna accusata dell’omicidio della figlia di 18 mesi morta di stentidopo essere rimasta da sola a casa per sei giorni. Dopo aver lasciato Milano giovedì 14 luglio, la 37enne è tornata nel capoluogo lombardo alcuni giorni dopo, per una manciata di ore, insieme al compagno che doveva sbrigare delle questioni di lavoro. Nonostante fosse in città, la donna ha scelto di non tornare a casa, in via Parea, per verificare le condizioni della piccola Diana.
In considerazione delle ricostruzioni effettuate dal pm Francesco De Tommasi, la donna sarebbe tornata a Milano tra le giornate di lunedì 18 e di martedì 19 luglio ossia quattro o cinque giorni dopo aver lasciato la bambina nel suo letto. Al momento, si sta indagando per capire quanto tempo la donna sia rimasta a Milano ma non ci sono motivi che possano spiegare perché non abbia fatto visita alla figlia. Impossibile, inoltre, comprendere anche perché la 37enne abbia lasciato da sola una neonata di 18 mesi per quasi una settimana.
Quando Alessia Pifferi è infine tornata a casa mercoledì 20 luglio, Diana era già morta, distesa accanto al biberon e a una boccetta piena per metà di benzodiazepine.
I risultati dell’autopsia
Si è, intanto, in attesa dei risultati dell’autopsia sul corpo della bambina di 18 mesi che consentirà di accertare non solo le cause del decesso ma anche la data della morte della vittima. A questo proposito, si rivelerebbe drammatico scoprire che la piccola avrebbe potuto essere salvata nel caso in cui fosse stata ancora viva quando la mamma ha fatto ritorno a Milano tra le giornate di lunedì 18 e martedì 19.