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Alessia Pifferi ha espresso i suoi timori e le sue inquietudini ai suoi avvocati, e dopo avere espresso il desiderio di essere presente al funerale di sua figlia Diana per la cui morte cagionata è in carcere a San Vittore adesso si chiede: “Perché il mio compagno non risponde al telefono?”.
La donna arrestata con l’accusa di aver abbandonato la figlia di 18 mesi a casa per sei giorni provocandone la morte per stenti inizia a dare segno di scarso orientamento cognitivo o di strategia para processuale, dipende dai punti di vista che solo la consulenza psichiatrica chiesta dai suoi legali chiarirà.
Il dato è che Alessia ai giorni per stare assieme al suo compagno proprio non ci voleva rinunciare, perciò lo aveva raggiunto senza chiedere aiuto a madre e sorella per Diana e gettando le basi per il suo decesso di stenti sei giorni dopo.
E secondo Fampage è proprio dal carcere, dove è in sorveglianza speciale, che Alessia chiede del compagno: lo ha fatto durante il suo colloquio questa mattina con l’avvocata difensore Solange Marchignoli.
L’avvocatessa ha spiegato come da giorni il compagno abbia spento il cellulare e non non risponda neanche alla toga. Ha spiegato l’avvocata Marchignoli in ordine al turbamento di Alessia rispetto a quel silenzio: “Si sente lasciata sola da lui ed è preoccupata perché non risponde al telefono.
Le ho dovuto spiegare che è normalissimo che lui non abbia voglia di parlare con lei. Fuori la sua famiglia è sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica”. E ancora: “È necessario lasciare il diritto alle persone che le stanno attorno il tempo di elaborare quanto accaduto e prendere una posizione, qualunque essa sia. Non è una cosa facile”.