Intervista esclusiva
Non so a voi, ma a me Alex Britti – in televisione – ha sempre dato l’idea del ragazzotto un po' spaesato, che si è trovato quasi per caso in uno studio televisivo (oddio, magari finge bene…). Lo vedi lì con quell’aria di chi vuole solo suonare e stare lontano dal “club delle comparsate”, lo scruti nel luogo dove ci si ammazza per un’ inquadratura e ti chiedi se non preferirebbe essere a spasso per palchi con la sua chitarra. L’espressione del suo viso comunica qualcosa del tipo “Ma che vuoi? Sono in piena promozione, alla fine anch’ io devo campà…”
Alla luce di questo, potevo forse non chiedergli se le mie impressioni sono vere o sono frutto di una distorta fantasia? Certo che no.
Allora Alex, è vera questa mia impressione?
Beh, come ci si può trovare bene in una tv dove tutti sgomitano per farsi vedere, dove la gente gode a farsi trattare male ed interviene spesso solo per dire cazzate? Io in televisione ci vado, è vero, ma appena intorno a me si inizia a sgomitare mi siedo in disparte e aspetto il mio turno: quando questo arriva suono, canto, faccio conoscere la mia musica e poi mi rimetto al mio posto. Faccio quello che so fare. Pensa come si è ridotta la televisione, ormai è tutto gossip e reality; e poi è in mano ai dilettanti: ci sono ciclisti che cantano e cantanti che ballano, non è necessario saper far nulla. Ma a me cosa me ne frega di vedere uno famoso che balla senza saper ballare? Alla tv degli sgomitatori io non voglio partecipare.
Ma quando sei a casa la guardi ‘sta benedetta tv?
Guardo i telegiornali, il TG1. Ogni tanto gli speciali su Raitre, soprattutto tanta tv satellitare e i suoi canali tematici: storia, musica, documentari… un po' di tutto. Mi piaceva anche la primissima edizione di Lucignolo, poi è diventato inguardabile.
Eppure il simbolo della televisione, Maurizio Costanzo, ha collaborato al tuo ultimo album “Festa”.
L’ho conosciuto andando ospite alle sue trasmissioni. Abbiamo iniziato a chiaccherare, poi ci siamo incontrati qualche volta a Roma e ad un certo punto abbiamo stretto una grande amicizia. Ci vedevamo, e ci vediamo ancora, tutte le settimane, quando gli impegni ce lo permettono: è un po' come quando qualcuno si prende l’impegno settimanale del calcetto serale. Abbiamo bisogno di vederci, e non lo facciamo per lavoro. E’ come se due amici si trovassero per passare una serata a giocare alla Playstation: ecco, il clima è quello. Ricordo ancora come è nata la prima collaborazione. Un giorno Costanzo mi ha fatto leggere una sua poesia e io sono rimasto colpito da un verso. L’ho analizzato e da quel frammento ho scritto l’inizio di un’altra poesia/canzone. Lui l’ha letta e ha aggiunto altre tre righe… insomma abbiamo lavorato così fino a far nascere “…E dopo cercami”.
A proposito di musica in tv: Festivalbar è un programma commerciale, ma non si può dire che il Festival di Sanremo non lo sia, sei d’accordo con me?
Sanremo è un passaggio tv dove comandano gli sponsor. A Sanremo non si parla di musica, il Festival è un semplice “contenitore”, un varietà dove si discute di abiti, fiori, presentatori, vallette. Ma alla fine è sempre stato così, è la sua caratteristica. Anche nei primi anni di vita del Festival si vedevano fotografi che correvano dietro ai cantanti, magari su una lambretta, alla ricerca dello scoop o dello scatto fotografico che oggi finirebbe in pochi secondi sulle riviste di gossip. I veri Festival della musica però sono altri… non so… hai mai visto l’Umbria Jazz in tv?