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Sulla sua tomba viene ricordato il commiato scritto da Eugenio Montale: «Ad Alfonso Gatto, per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore». Questo il ricordo lasciato dal grande poeta del XX secolo.
Chi era Alfonso Gatto
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976) è stato un esponente del mondo letterario e artistico italiano. Si forma al liceo classico Torquato Tasso scoprendo di essere portato per l’italiano, in particolare per poesia e letteratura. Inizia l’università ma per problemi economici è costretto a lasciare così a 21 anni, già sposato, decide di fuggire a Milano.
Qui frequenta i caffè letterari dove conosce grandi intellettuali e dove svolge i lavori più disparati, dal correttore di bozze, al giornalista fino all’insegnante. Si avvicina presto ai gruppi antifascisti e anche nelle riviste culturali per cui scrive si mostra progressista. Collabora con Vasco Pratolini per la fondazione di Campo di Marte.
La passione per la poesia
Del suo approccio alla poesia non si sa molto, ma è chiaro da subito il suo posizionamento. Quando nel 1932 scrive “Isola”, Giuseppe Ungaretti pubblica “Sentimento del tempo” e non vi sono dubbi sull’appartenenza di entrambi all’ermetismo. Questa concezione mistica della poetica per lui è ricerca di assolutezza naturale. Il linguaggio utilizzato è allusivo e senza tempo, quasi rarefatto.
Successivamente pubblica “Morto ai paesi” dove rimane fedele alle tematiche e allo stile proposto nella raccolta precedente. Evoca immagini quasi oniriche attraverso il tema della memoria. Seguono numerose altre produzioni ispirandosi anche a poeti noti come Rimbaud nel caso di “Poesie d’amore”.
Non solo scrittura, tra arte pittorica e critica
Oltre ad essere noto come scrittore e poeta, Alfonso Gatto si è avvicinato al mondo della pittura realizzando grandi opere con gli acquerelli. La sua compagna negli anni Novanta raccoglie un volume di disegni e dipinti dal titolo “I colori di una storia” dove si possono osservare i suoi progetti.
L’arte diventa protagonista delle sue giornate ed è anche specchio di sè. Realizza infatti quelli che lui definisce “autoritratti-maschera”. Rappresentato il suo stato emotivo e sentimentale attraverso la sua personale concezione dell’arte, in contrasto con quella del suo tempo.