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Tutti noi conosciamo, almeno a grandi linee, la storia d’amore tra Amore e Psiche.
Ma che differenza c’è tra la storia e il mito? Oltre ad essere conosciuta in letteratura, questa storia è famosa anche per le opere pittoriche e scultoree che sono state create. Ne è un esempio Antonio Canova, ma non solo.
La leggenda di Amore e Psiche è senza tempo e narra la metafora dell’eterna lotta tra il cuore e il cervello. E’ una storia che è stata scritta da Apuleio, nel II Secolo dopo Cristo.
Lo scrittore latino ha inserito questa storia nella sua “Metamorfosi”. Narra del Dio Amore (chiamato anche Cupido) e della bellissima Psiche.
La leggenda narra di un re e di una regina, che avevano tre bellissime figlie. La più bella era la terza. Era così bella da aver attirato le invidie di Venere, ovvero la dea della bellezza. Questa, per vendicarsi, decise di chiedere aiuto a suo figlio Amore. Voleva che lui colpisse Psiche con una delle sue frecce, per farla innamorare dell’uomo più brutto sulla terra.
Amore accettò ma, non appena vide la ragazza, si distrasse e una delle sue frecce lo colpì, facendolo innamorare di lei.
Nel dettaglio, la storia di Amore e Psiche è un po’ più complessa. La fiaba di Apuleio è leggermente differente dalla leggenda. Psiche è una fanciulla che, a causa della sua bellezza, viene addirittura chiamata Venere. La dea della bellezza si ingelosisce quindi del nome usurpatole e decide di inviare suo figlio Eros (Amore o Cupido) per farla innamorare grazie alla sua freccia dell’uomo più brutto della terra.
Eros, però, si innamora della donna, sbagliando la mira della freccia e, nel frattempo, i genitori di Psiche hanno consultato un oracolo che dice loro di portare la ragazza sulla cima di una rupe e lasciata sola. Cupido la porta nel suo palazzo e vivranno assieme una relazione d’amore. Psiche adesso è prigioniera di Eros e del suo amore, anche se non ha mai visto il suo vero volto. Una notte, decide di provare a vedere il volto dell’amante ma una goccia di olio cade dalla lampada e ne ustiona il volto dell’amante.
Eros scappa e Psiche tenterà più volte il suicidio. Inizierà a cercare il suo sposo e arriverà al tempo di Venere, consegnandosi alla dea della bellezza. Venere sceglierà di sottoporre la bella Psiche a molte prove. L’ultima sarà la più dura: dovrà scendere negli Inferi e chiedere alla dea Persefone un po’ della sua bellezza. Nel vaso di Persefone, però, ci sarà un qualcosa che la farà addormentare. Sarà lo stesso Eros che la aiuterà, in questo caso.
Riuscirà in queste prove impossibili, però, soprattutto grazie agli aiuti che le provengono dagli dei, che provano compassione per la bella ragazza e per il suo amore.
Alla fine, con l’aiuto di Giove, Psiche riesce a riunirsi a Eros. Alla fine, Psiche diventa la protettrice delle fanciulle e il racconto termina con un bel banchetto di nozze, dove vi è Bacco che fa da coppiere, mentre il dio Vulcano si occupa di cucinare il pranzo nuziale.
Successivamente nasce una figlia che verrà chiamata Voluttà, ovvero Piacere.
Il mito di Amore e Psiche è così famoso da essere arrivato intatto ai giorni nostri. Si tratta di una fiaba contenuta ne Le metamorfosi di Apuleio. Ha un significato, come è facile da intuire, allegorico. Eros, che è il signore dell’amore, si unisce a Psiche che è legata all’anima, donandole così l’immortalità.
Il significato mistico della storia si intende anche dal nome Psiche che, appunto, vuol dire anima.
Le prove che la donna deve superare nel corso della storia la porteranno ad una successiva purificazione, che coincide con la sua discesa negli Inferi. Entrambi gli amanti compiono degli sbagli, cui dovranno rimediare. In seguito alla loro purificazione arriverà la salvezza.
Questo è tutto ciò che dobbiamo conoscere circa la storia e la leggenda di Amore e Psiche. Il mito è stato di grande ispirazione a molti letterati, poeti e artisti, che ne hanno ripreso la fiaba originale per riscriverla, magari anche in versione romanzata.
Tra questi c’è anche un autore italiano, chiamato Raffaele La Capria, che ha riscritto la storia nel 1973.
Tra le opere pittoriche, invece, segnaliamo quelle di Polidoro da Caravaggio, Raffaello Sanzio, Francois Gerard, Jacques Louis David, Antoine Coypel e molti altri ancora. Il mito ha dato origine poi, nel corso degli anni, anche ad alcune opere liriche o drammatiche, come quelle di Manuel de Falla, oppure di Salvatore Sciarrino. Anche Luciano De Crescenzo ne ha fatto il soggetto in uno dei suoi I miti greci, del 1995.
Nel 2016, infine, è stata pubblicata un’opera musicale per orchestra e gruppo rock, scritta per gli Hostsonaten.