Ieri sera ho respirato aria pulita. I bacilli che infestano la tv hanno lasciato spazio a molecole di ossigeno puro, che effettivamente mi hanno dato alla testa. In stato d'ebbrezza (per il troppo ossigeno vè) ho guardato Anno Zero. Tema della puntata Enzo Biagi; al posto degli scontati coccodrilli, tuttavia, si sono affrontati i temi che giravano intorno al giornalista. La morte di Biagi ha svegliato, almeno per un paio d'ore, la Rai.
Ed è proprio quest'ultimo aspetto ad essere interessante. Proprio in casa Rai è andato in scena un attacco, nemmeno troppo velato, a mammà. In un periodo come questo, per evitare querele – come accaduto a Filippo Facci (che Santoro aveva invitato, ma che è stato bandito) – è sempre meglio usare tanti buoni giri di parole. Cosa che farò.
Io ho pubblicato più volte il video del famoso editto bulgaro, ma qui siamo in Rete, nella terra della libertà, in quel luogo dove i blog hanno preso la funzione di cani da guardia del potere, ruolo riservato ai giornalisti di qualche decennio fa.
La puntata di ieri, già, stavo parlando di quella. Diciamolo subito, quella che è apparsa più in sordina è stata Sabina Guzzanti, la cui presenza non era giustificata solo dalla sua recente intervista a Biagi. Aveva un altro importante ruolo: il suo viso, anche senza boccuccia che si muove, faceva pensare a Berlusconi in versione malefico nano. Una inutile statuetta.
Michele Santoro era in grande spolvero, galvanizzato dalla possibilità di condurre un attacco alla Rai utilizzando una prima serata Rai. Si leggeva la fierezza sul suo volto. Non si sa ancora per quanto tempo potrà portare avanti il suo Anno Zero, le elezioni si avvicinano e il prossimo governo sappiamo bene da chi sarà presieduto.
Ci sarà un nuovo editto bulgaro? No, ha ragione Marco Travaglio, non ce ne sarà bisogno: il governo Prodi ha deciso di sfruttare quella malefatta (parola del cardinale Ersilio Tonini) per prolungare i tempi del sonno giornalistico. Il governo Prodi, come sottolineato ieri sera, è quello che non ha risolto il conflitto di interessi. E' bene non dimenticarlo.
Enrico Mentata era a disagio. Voleva parlare liberamente, per portare avanti la sua figura di giornalista indipendente, ma al tempo stesso era in casa Rai da uomo Mediaset, con un editore alle spalle che gli permette di guadagnarsi quotidianamente la pagnotta. Come nel caso della Guzzanti la sua presenza non si notava.
Che dire di Lilli Gruber? Era l'unica ad aver il dente avvelenato. All'interno della Rai ha combattuto le sue battaglie senza ottenere grandi risultati. E infatti si è visto dove è andata a finire: all'europarlamento. Una fuga verso un caldo rifugio.
Marco Travaglio, quello sì, è un esempio di giornalismo. Prima di incazzarvi però aggiungo 'na frasettina di spiegazione. Porta avanti la sua idea, faziosa, ma lo fa supportato da fatti e dati. Lo stesso Biagi ha sempre pensato che qualsiasi fatto non può che essere analizzato dal punto di vista di colui che lo presenta: Travaglio compie questa operazione elevando alla quarta quest'ultimo aspetto, è vero, ma le sue teorie sono inattaccabili. Proprio per merito di quei famosi dati.
Due paroline le spenderei anche per la cara Beatrice Borromeo , che come al solito mi ha fatto incazzare non poco. Voleva entrare nella tematica del rapporto tra Biagi e i giovani giornalisti, ma ha osato usare il "noi" ogni volta che affrontava l'argomento "giovani giornalisti in divenire". Consiglierei alla mia amata una bella gavetta al "Giornale di Cesano Boscone" prima di infilarsi nella categoria dei giovani giornalisti in carriera. Lei è una miracolata.
Tutto bello allora? No. Se Biagi avesse visto il suo faccione proiettato sugli schermi assieme a quelli di Santoro, della Guzzanti, di Travaglio e di Vauro forse avrebbe avuto un coccolone: la sua presenza avrebbe avuto un fine preciso.
Perchè allora ho parlato di ossigeno? Per una semplice ragione: per il coraggio. Ne hanno pochi oggi.