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L’anoressia è il male oscuro delle modelle, lo raccontava nel libro “Mai abbastanza magra” l’ex modella francese Victoire Maçon Dauxerre che nel corso della sua carriera di modella, iniziata nel 2009 e andata avanti per anni in maniera trionfale, è stata sottoposta a umiliazioni e violenze psicologiche senza che nessuno, nemmeno una volta, la inducesse esplicitamente all’anoressia.
La grande ipocrisia e l’enorme violenza del mondo della moda è stato raccontato da una donna che, ne è uscita e ha scelto di avere un cervello mentre tutti tentavano di privarla del corpo.
Nel mondo dell’alta moda, racconta Victoire, nessuno pronuncia la parola anoressia, come se si trattasse di un tabù, di una parola pericolosa in grado di spezzare un gigantesco incantesimo. Il mondo dorato dell’alta moda parigina si fonda proprio sull’incantesimo illusorio della celebrazione del corpo della donna che, stando a quanto dichiarano continuamente gli stilisti, viene esaltato e glorificato in ogni modo possibile.
Purtroppo, la verità che la giovanissima modella francese toccò con mano fin dal principio della sua carriera era ben altra e non era fatta di chiffon e d’oro ma di pelle e ossa.
Nessuno, spiega Victoire nel suo libro, l’ha mai invitata chiaramente a smettere di mangiare, ma le veniva spiegato che gli abtii in cui avrebbe dovuto entrare per la settimana della moda erano stati confezionati in taglia 32 o 34.
Victoire, come qualsiasi altra modella sotto contratto aveva soltanto due possibilità: dimagrire per lavorare oppure semplicemente licenziarsi. Molte, naturalmente, preferivano dimagrire fino all’anoressia.
La Dauxerre, alta 178 centimetri, arrivò a pesare 47 chili, a perdere i capelli e a soffrire di osteoporosi. Le mestruazioni, naturalmente, scomparirono del tutto. Mangiava, come molte delle sue colleghe, soltanto tre mele al giorno e al massimo pollo o pesce una volta alla settimana, soprattutto prima delle sfilate.
Dopo anni di continue umiliazioni e di profoda infelicità Victoire decise di lasciare il mondo della moda e di rinunciare a essere una mannequin.
Dopo l’anoressia arrivò la bulimia e la depressione alle quali, comunque, Victoire riuscì a sopravivere.
Stanca di essere considerata soltanto un corpo mai troppo magro, Victoire decise di dare spazio al proprio cervello e si iscrisse alla facoltà di filosofia della Sorbona. Nel frattempo scrisse e pubblicò il suo libro, che divenne un best seller e le permise di entrare in contatto con moltissime ragazze che grazie al suo esempio avevano trovato la forza di cominciare la propria battaglia.
Mentre usciva il libro di Victoire la Francia introduceva una serie di leggi volte a tutelare lo stato di salute delle modelle, che dovranno essere sottoposto periodicamente a controlli medici e non potranno scendere sotto il 18,5 come indice di massa corporea.
Secondo Victoire si tratta di un primo passo, ma probabilmente non sarà sufficiente perché, ancora oggi e probabilmente ancora per molto, l’alta moda produce anoressia come “prodotto di scarto” delle sue visionarie creazioni artistiche.
Peccato che il prodotto di scarto sia l’anima e non soltanto il corpo di ragazze ridotte a stampelle di carne.