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Essere single ai tempi del Covid-19 può dare origine a una vera e propria paura, l’anuptafobia, ovvero il timore patologico di non riuscire a trovare un partner.
Le restrizioni anti contagio e il lockdown di certo non aiutano a fare nuove conoscenze ma perché si innesca una tale paura e come è possibile superarla?
Anuptafobia è la paura di rimanere single, dal greco anupta, cioè “mancanza di nozze”, e fobia, “paura”. Questo stato porta chi ne soffre a essere costantemente alla ricerca di un partner oppure a mantenere in modo spasmodico una relazione anche se non soddisfacente.
Le donne sono le più colpite, ma perché? Secondo l’Istat un italiano su tre è single, ma ci sono alcuni tratti che accomunano chi soffre di anuptafobia. Si tratta di donne che a un certo punto si guardano indietro e si chiedono il motivo del fallimento delle loro precedenti relazioni. A quel punto la loro autostima inizia a vacillare. Anche la questione età gioca un ruolo centrale: la paura inizia a crescere dopo i 40 anni perché si ha la sensazione di non poter più trovare il partner della vita e quindi di non potersi costruire una famiglia.
Aumentano ansia e agitazione.
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Ci possono essere dei punti in comune nei comportamenti messi in atto dalle donne che soffrono di anuptafobia. Alcuni di questi sono autodistruttivi. Alle spalle dell’incapacità di costruire e mantenere una relazione c’è spesso un trauma emotivo. Tendiamo infatti a ripetere dei “copioni” con dei comportamenti che abbiamo imparato anche se sono disfunzionali e non ci portano alcuna felicità.
Ad esempio, se abbiamo avuto un padre assente o anaffettivo, del tutto inconsciamente cercheremo in un uomo le stesse caratteristiche perché è l’unico meccanismo che conosciamo. Mettiamo in pratica degli schemi che sappiamo poter gestire, anche se deludenti.
Il primo suggerimento utile per le donne che soffrono di questa paura è uscire dalla propria comfort zone. Invece di focalizzarsi su alcune convinzioni ormai radicate in noi, mettiamoci in discussione.
Nel passato quali comportamenti abbiamo avuto che non si sono rivelati proficui per la nostra felicità? Non diamo sempre la colpa a qualcun altro ma cerchiamo di capire dove e perché abbiamo sbagliato. A questo punto dobbiamo chiederci cosa vogliamo dalla nostra vita e comportarci di conseguenza: basta accontentarsi. Dobbiamo capire cosa ci potrà far star bene e cosa no.
In tempi di pandemia è tutto ancora più complicato, ma possiamo sfruttare questi momenti per dedicarci a noi stesse.
Prendiamo questo periodo per allenarci a essere persone migliori, emotivamente, intellettualmente e fisicamente, come se dovessimo iniziare una nuova vita al termine del lockdown. Ritrovare l’autostima è il primo passo per stare bene con noi stesse, e quindi, di conseguenza, anche con gli altri. Il benessere e l’autorealizzazione derivano principalmente da noi, il partner può aumentarli ma non può esserne la fonte esclusiva.
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