In Argentina l’interruzione di gravidanza è legale. Stamattina il Senato, dopo un dibattito di 12 ore, ha approvato il disegno di legge che depenalizza l’aborto, finora ammesso solo in caso di stupro o di pericolo di vita della donna, appoggiando così la proposta del governo. Il risultato della votazione segna la fine di una battaglia iniziata 15 anni fa anche se rimane prevista per i medici la possibilità dell’obiezione di coscienza.
Argentina, l’aborto è legale
Con 38 voti positivi, 29 contrari e 1 astenuto, la legge sulla legalizzazione dell’aborto è stata approvata nel Senato argentino stamattina alle 4,12 (le 8,12 italiane). La strada per rendere legale l’interruzione di gravidanza è iniziata molti anni fa nel Paese e ci sono stati già alcuni tentativi di approvazione, come nel 2018 quando la legge era passata alla Camera ma alla fine fu bocciata al Senato. Questa volta, il disegno di legge è stato proposto dal presidente argentino Alberto Fernández a novembre, che godeva così del sostegno esplicito del governo, e la discussione sulla legalizzazione dell’aborto è ripresa alla Camera nel mese di dicembre con tantissimi sostenitori che si erano radunati nella capitale Buenos Aires. Già 15 anni fa, infatti, era nata la Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito, movimento che sostiene la lotta dei collettivi femministi per la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto, divenuto poi famoso per il suo simbolo dei fazzoletti verdi (pañuelos).
Le legge per essere approvata ha dovuto subire delle modifiche rispetto al testo originario. Un esempio è l’introduzione della possibilità dell’obiezione di coscienza dei medici, punto criticato dai movimenti femministi che la definiscono “una porta verso il mancato rispetto della legge e un ostacolo all’accesso, come attualmente avviene (…) nei paesi in cui l’aborto è consentito dalle legislazioni, generando ritardi, maltrattamenti, morbilità, mortalità materna”. L’obiezione di coscienza è sia individuale che di struttura, questo consentirà agli ospedali, molti dei quali religiosi, di non rispettare nei fatti tale legge, anche se avranno l’obbligo di garantire il servizio trasferendo la paziente in una struttura pubblica disponibile. Ci sono poi, in generale, delle regole ferree da rispettare: è prevista la penalizzazione delle donne e di chi pratica un aborto oltre le 14 settimane, a meno che non rientri nelle deroghe previste.
Le modifiche apportate al testo hanno la loro origine in diverse manifestazioni di protesta contro l’aborto che avevano ricevuto il sostegno della Conferenza episcopale locale e del papa stesso che a fine novembre era intervenuto con una lettera ringraziando le donne antiabortiste. Nonostante ciò, il nuovo progetto di legge inserisce l’aborto nel programma medico obbligatorio (PMO), classificandolo come una prestazione medica di base, essenziale e gratuita. La speranza è che possano ridursi drasticamente gli aborti clandestini che finora sono dai 370mila a 520mila all’anno, secondo quanto riportato da Vilma Ibarra, la segretaria legale e tecnica del presidente.