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Nuova frontiera del sesso e della tecnologia: arrivano i robot del sesso, chiamati appunto sex-robot o sexy-bot.
Sono simili agli esseri umani, praticamente delle bambole – “evoluzione” di quelle gonfiabili -, e sono in grado di ricevere e rispondere a stimoli (sic!) visivi e vocali, riconoscendo e conversando con chi sta loro di fronte, rispondendo anche alle loro “richieste” – sessuali, s’intende -.
Esistono robot del sesso sia maschi che femmine e teoricamente hanno le loro professioni: badanti, camerieri, maggiordomi o semplici “compagni di piacere” per le persone vere che li acquistano.
Hanno anche i loro nomi, come se fossero reali: nomi come Roxxxy, Denise e Robert. Sono robot “di ultima generazione” e saranno sempre più evoluti.
Sull’invenzione dei robot del sesso sono stati anche interpellati alcuni scienziati, che la giudicano positivamente per la società e dal punto di vista della salute. Infatti ritengono che questi robot, che certamente verranno usati anche come gigolò e prostitute – in alcune città europee sono nati anche dei bordelli con queste macchine -, ridurranno la prostituzione degli esseri umani e la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili come l’AIDS.
Una vera rivoluzione, tanto più in un periodo in anni in cui la violenza sulle donne è un tema particolarmente caldo, viste le numerose notizie sui giornali che ne denunciano la diffusione nel mondo. Uno degli esempi di questa violenza, rimane come sempre la prostituzione.
Se i possibili effetti dei robot del sesso sottolineati dagli scienziati sono certamente positivi ed auspicabili, c’è chi si domanda se questi non siano un altro campanello d’allarme sul fatto che la tecnologia sostituirà anche la sessualità e l’amore come avviene per esempio con il sesso virtuale o con il sexting, l’invio di immagini hard a chi sta dall’altra parte dello schermo.
Una pratica diffusa ormai anche tra adolescenti o persone comunque fragili, sottoponendole poi a ricatti sessuali o ad atti di cyberbullismo, se queste immagini vengono condivise sui social network o comunque sul web, con conseguenze anche tragiche per le vittime, che a volte si suicidano per la vergogna.
Inoltre ci sono attiviste che hanno sottolineato che questi robot del sesso potrebbero “normalizzare” e quindi incentivare la violenza sessuale anzichè il contrario.
E’ successo dopo che l’azienda statunitense “True Companion” ha lanciato queste bambole: Kate Parker, fondatrice dell’associazione benefica Schoolos Consent Project, dedicata ad educare i giovani e a rafforzare la loro consapevolezza sui temi del consenso e della violenza sessuale, ha richiesto la messa al bando del prodotto, proprio con la motivazione che i robot la normalizzerebbero, servendo e fornendo “una distrazione per gli impulsi criminali che dovrebbero probabilmente essere soggetti ad un intervento psichiatrico”.