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Aung San Suu Kyi è una politica birmana, che in un paese oppresso da una rigida dittatura militare, ha lottato per anni per la difesa dei diritti umani. Oppositrice della dittatura nel Paese asiatico, si è imposta come capo del movimento di opposizione, tanto da ricevere nel 1991 il premio Nobel per la pace.
Chi è Aung San Suu Kyi: vita e curiosità
Premio Nobel per la Pace nel 1991, attivista per i diritti umani e fiera oppositrice del regime militare in Birmania. Aung San Suu Kyi per anni è stata considerata un simbolo mondiale della non-violenza.
Figlia del generale Aung San, esponente del partito comunista ucciso quando lei aveva solo due anni, Aung San Suu Kyi nasce a Yangon il 19 giugno del 1945. All’età di 15 anni abbandona il suo paese con la madre, diventata ambasciatore in India. Frequenta l’Università di Oxford, in Inghilterra, dove studia economia, politica e filosofia. Due anni dopo la laurea si trasferisce a New York, dove continua i suoi studi universitari e lavora presso la sede delle Nazioni Unite della città americana.
Nel 1972 conosce Michael Harris, uno studioso della cultura tibetana e l’anno seguente lo sposa. Dal loro matrimonio nascono due bambini: Kim e Alexander. Ha trascorso gran parte della sua vita all’estero, fino alla malattia della madre, che ne segna il ritorno in patria nel 1988. È proprio in questi anni che inizia la sua carriera politica. Si oppone al regime militare del paese, allora scosso da numerose sommosse a favore della democrazia, e inizia a tenere comizi davanti migliaia di dimostranti.
La carriera politica e il Premio Nobel per la pace
San Suu Kyi si rende conto della situazione insostenibile in cui il paese vera. È questo che la spinge a fondare la Lega Nazionale per la Democrazia, ispirata dai principi della non violenza predicati dal Mahatma Gandhi. Il regime, infastidito dall’opposizione della donna, la condanna agli arresti domiciliari, salvo che non decidesse di lasciare la Birmania. La donna, però, sceglie di non scendere a patti con il paese e non accetta le provocazioni restando in Birmania.
Due anni dopo l’inizio degli arresti domiciliari, si tengono le elezioni in cui Aung San Suu Kyi ottiene un successo schiacciante. Tuttavia il voto non è riconosciuto dai generali e la leader dell’opposizione continua a stare agli arresti domiciliari, dove resterà per molti anni ancora. Ed è durante questo periodo che le viene assegnato il premio Nobel per la Pace del 1991, che, generosamente utilizza per costruire nel suo Paese un sistema di istruzione e sanitario a favore del popolo. Ma il Nobel non è in grado di piegare il regime, che continua a mantenere la vita di Suu Kyi tra mille restrizioni e privazioni di libertà: non gli è permesso viaggiare in giro per il mondo, perché se avesse lasciato la Birmania il regime non le avrebbe permesso il ritorno.
In quegli anni quindi non può vedere la famiglia e il marito e i figli non hanno il permesso di visitarla in Birmania. Neanche quando il marito morirà a causa di cancro le sarà concesso di vederlo.
Durante la “pausa” dagli arresti domiciliari, dall’ottobre del 1995 al giugno del 1996, Aung San Suu Kyi tiene discorsi davanti ai cancelli di casa sua a diverse migliaia di persone che rischiano, ogni volta, di essere incarcerate. Ma lei non si lascia spaventare e continua a credere nel dialogo e nella non violenza.
La fine degli arresti domiciliari
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea continuano a fare pressioni sui militari per ottenere la sua liberazione, ma i loro appelli non servono a persuadere il regime. In questo periodo le sue condizioni di salute peggiorano, per cui è sottoposta a varie cure e a vari interventi in ospedale. Soltanto il 13 novembre 2010 Aung San viene liberata. Finalmente può battersi per le rivendicazioni del suo popolo, utilizzando i precetti gandhiani della non violenza per far uscire la Birmania dalla difficile situazione in cui si trova. Dopo dieci anni riesce a sentire per la prima volta al telefono il figlio più piccolo, ormai trentatreenne, e il 23 novembre, finalmente rivederlo.
Nel 2012 Aung San Suu Kyi è stata finalmente eletta in Parlamento. Il suo partito (la Lega Nazionale per la Democrazia) ha conquistato quarantatré dei quarantacinque seggi in palio, e Aung San è stata eletta con l’82% delle preferenze.