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La prevenzione fa la differenza, sempre e comunque, perché consente una diagnosi precoce.
L’autopalpazione del seno, sia per le donne che per gli uomini, anche se i maschietti sono meno soggetti al tumore alle mammelle, è molto importante. Ci insegna a conoscere meglio il nostro corpo e a coglierne i segnali. Come farla? Come comportarsi quando c’è qualcosa che non va?
La medicina parla chiaro: la prevenzione può salvare la vita. Dedicarci a noi stessi è necessario e, soprattutto, è un diritto di tutti.
Questa è la prima cosa che dobbiamo avere bene a mente. Tra le varie cose che possiamo fare per prenderci cura del nostro corpo c’è l’autopalpazione al seno, valida sia per le donne che per gli uomini. Un gesto semplice, da compiere una volta al mese, che può fare la differenza davanti all’insorgenza o al peggioramento del tumore. Ovviamente, l’autopalpazione non è l’unico controllo a cui bisogna sottoporsi e deve sempre essere accompagnato da esami medici periodici (ecografia mammaria, consigliata a partire dai 30 anni, e la mammografia dopo i 40 anni, prima in caso di familiarità o alterazioni).
Toccarsi il seno nel modo giusto resta il primo passaggio per scoprire se c’è qualcosa che non va e per arrivare ad una diagnosi preoce. Secondo i dati riportati dalla Fondazione AIOM, ogni anno vengono diagnosticati 53.500 nuovi casi, di cui una piccola percentuale di uomini, di cancro al seno, il più frequente nelle donne in tutte le fasce di età. È bene sottolineare che il tumore al seno, grazie ai progressi della medicina e se preso allo stadio zero, ha una percentuale di sopravvivenza pari al 98%.
L’autopalpazione del seno va effettuata a partire dai 20 anni almeno una volta al mese. Il periodo consigliato è tra il 7°e il 14° giorno del ciclo mestruale ma, per non confondersi e per chi ha il ciclo irregolare, si può scegliere un giorno fisso circa una settimana dopo la fine delle mestruazioni. In menopausa o gravidanza, invece, è indifferente la scelta del giorno che si dedica al controllo. L’autopalpazione del seno va divisa in due fasi: l’osservazione e la palpazione vera e propria.
I movimente devono essere: prima circolari e in senso orario, poi dal basso verso l’alto e, infine, dall’esterno verso il capezzolo in senso radiale. Questa palpazione della seconda fase consente di cogliere eventuali noduli o indurimenti del tessuto mammario. Fatto questo si passa alla palpazione della zona circostante, da una parte fino allo sterno e dall’altra fino al cavo ascellare. Le stesse azioni, infine, sono da ripetere poi in posizione supina, sempre con il braccio piegato dietro la testa.
L’ultimo passaggio consiste nel controllo del capezzolo: si stringe tra indice e pollice e si schiaccia leggermente, per vedere se ci sono fuoriuscite di liquido che può essere siero o sangue.
Vale la pena sottolineare che se si nota qualcosa di strano non significa necessariamente che ci sia qualcosa che non va. È opportuno recarsi dal proprio medico e parlarne con lui.
Nel corso dell’autopalpazione del seno ci sono alcuni segnali da non sottovalutare:
Questi sono tutti segnali da non sottovaluare, che ci devono spingere ad approfondire la diagnosi con un medico.
Vale la pena sottolineare che in molti casi non c’è nulla di cui preoccuparsi perché non necessariamente le ‘modificazioni’ sopra elencate rappresentano una malattia. Solitamente, la prassi vuole che il paziente effettui un’ecografia mammaria o una mammografia in modo dai comprendere meglio i cambiamenti del seno, della pelle o del cavo ascellare.
L’autopalpazione del seno, quindi, non è l’unico controllo, ma è il primo importante passaggio per la prevenzione e la diagnosi precoce, che salva ogni anno la vita di molte donne.