Argomenti trattati
Bryan Singer, il regista di Bohemian Rhapsody, film candidato agli Oscar, è stato accusato di molestie sessuali da quattro uomini.
Questi ultimi sostengono che le violenze siano avvenute quando tutti erano minorenni. Un altro scandalo investe il mondo del cinema, ma il regista ha emanato un comunicato ufficiale in cui respinge tutte le accuse.
Il movimento del #MeToo, partito con le innumerevoli denunce a Weinstein, sembra che abbia scoperchiato il cosiddetto Vaso di Pandora. Questa volta, la bomba che ha investito il mondo del cinema, riguarda Bryan Singer, regista del film candidato agli Oscar Bohemian Rhapsody.
A muovere l’accusa sono quattro uomini che sostengono di essere stati molestati quando erano ancora minorenni. Stando a quanto sostiene la rivista The Atlantic, il primo ad aver denunciato le violenze sessuali è stato Victor Valdovinos, collega di Bryan Singer. Il tutto sarebbe avvenuto quando la vittima aveva tredici anni ed erano entrambi impegnati sul set del film ‘L’allievo’. Valdovinos sostiene che la terribile violenza sarebbe avvenuta in uno spogliatoio, proprio durante le riprese.
Gli altri tre uomini che hanno denunciato Singer preferiscono rimanere anonimi e sono stati indicati con degli pseudonimi: “Andy” sostiene di aver fatto sesso con Bryan quando aveva solamente 15 anni; “Eric”, dal canto suo, ha iniziato la propria relazione sessuale con il regista quando aveva 17 anni, mentre “Ben” ha avuto un rapporto orale con lui quando era 17enne o 18enne. Al giornale hanno spiegato che Singer, al momento della violenza, era consapevole che fossero tutti minorenni.
Il ragazzo identificato come “Ben” ha dichiarato: “Singer ti metteva le mani dentro i pantaloni senza consenso. Era un predatore perché offriva alla gente alcool e droghe e poi faceva sesso con loro”. Il regista di Bohemian Rhapsody, almeno per il momento, ha fatto sapere di essere estraneo a quanto raccontato dai quattro uomini.
Il servizio pubblicato sulla rivista The Atlantic sulle presunte violenze sessuali fatte da Bryan Singer è stato scritto dai giornalisti French e Maximillian Potter.
I due hanno portato avanti le indagini per 12 mesi, parlando con più di 50 fonti, e l’articolo sarebbe dovuto apparire su Esquire lo scorso anno, quando Singer era stato improvvisamente licenziato da Bohemian Rhapsody, a sole due settimane dalla fine delle riprese. In quella occasione, come giustificazione dell’interruzione dei rapporti di lavoro, vennero messi in piazza i rapporti tesi tra il regista e Rami Malek, causati da continui ritardi e assenze sul set da parte di Singer.
Quest’ultimo negò tutte le accuse, sostenendo che la Fox si rifiutò di dargli il permesso di “occuparsi di un genitore gravemente malato”. Ora, a distanza di un anno, tutto sembra essere più chiaro. The Atlantic aggiunge: “Alcune delle presunte vittime dicono di essere state sedotte dal regista quando erano minorenni; altri dicono che sono state stuprate. Le vittime che abbiamo intervistato ci hanno detto che queste esperienze le hanno danneggiate psicologicamente, con problemi di abuso di sostanze, depressione e PTSD”.
Questa non è la prima volta che Singer viene accusato di violenza sessuale, visto che già nel 2014 Michael Egan lo accusò di stupro. Ma l’elenco non si ferma qui e si aggiunge anche Cesar Sanchez-Guzman che lo citò nel 2017. Ovviamente Singer ha sempre respinto tutte le precedenti accuse e lo stesso atteggiamento ha avuto con queste nuove denunce.
Dopo la diffusione delle accuse di molestie sessuali ricevute, Bryan Singer, attraverso il suo avvocato Andrew Brettler ha fatto emanare un comunicato ufficiale in cui respinge quanto sostenuto dalle presunte vittime.
Si legge: “L’ultima volta che ho postato su questo argomento, la rivista Esquire si stava preparando a pubblicare un articolo scritto da un giornalista omofobico che ha una bizzarra ossessione nei miei confronti risalente al 1997. Dopo un’accurata verifica dei fatti e, in considerazione della mancanza di fonti credibili, Esquire ha scelto di non pubblicare questo pezzo di giornalismo di vendetta. Ciò non ha impedito a questo scrittore di venderlo ad Atlantic.
È triste che The Atlantic si abbassi a questo basso livello di integrità giornalistica. Ancora una volta, sono costretto a ribadire che questa storia si rifà ad affermazioni provenienti da false azioni legali intentate da un cast spregiudicato, di individui disposti a mentire per denaro o attenzione. E non è una sorpresa che, con Bohemian Rhapsody diventato un successo pluripremiato, questo pezzo omofobico sia stato opportunamente programmato per approfittare del suo successo”.
Bryan Singer sostiene che la diffusione dell’articolo su The Atlantic sia stato un passo legato alla nomina all’Oscar del film Bohemian Rhapsody e che tutte le accuse su di lui sono false e infondate. Per il momento, non possiamo fare altro che restare imparziali ed aspettare che le indagini facciano il loro corso.