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Il Buddismo è considerato più una filosofia che una religione.
Le sue origini sono molto antiche e la sua pratica è molto diffusa oggi. Quali sono però le sue regole e quali i principi di questa nota filosofia orientale? Scopriamolo meglio insieme.
Partiamo, intanto, dalla definizione del Buddismo. Che cos’è? Con Buddismo si intende un’insieme di tradizioni, di pratiche, di correnti di pensiero che si basano sulle cosiddette “quattro nobili verità”. Queste quattro verità sono quella del dolore, quella dell’origine del dolore, quella della cessazione del dolore.
Infine, l’ultima verità è quella della via che porta alla cessazione del dolore.
Fin dalla sua nascita, avvenuta nel quinto secolo a.C, è stata una disciplina spirituale. Solo in tempi più recenti è diventata una filosofia e, poi, una religione di tipo “ateistico”. Con ciò, non si vuole negare l’esistenza degli dei, ma si indica che la devozione ad essi non è un qualcosa di positivo, in quanto non porta alla liberazione ultima.
E’ nato in India, ma si è poi sviluppato nel sud est asiatico e in estremo Oriente. A partire dal diciannovesimo secolo, poi, si è diffuso anche in Occidente.
Vi sono molte correnti di Buddismo, ma tutte si rifanno agli insegnamenti di una persona Siddharta Gautama, ovvero il Budda. Come dicevamo, le regole si basano sulle Quattro nobili verità. Queste sono, in ordine: il dolore, l’origine del dolore, la cessazione del dolore e la via che porta alla cessazione del dolore.
I punti salienti del Buddismo sono i seguenti: la dottrina della sofferenza, dell’impermanenza, dell’assenza dell’io, della coproduzione condizionata e della vacuità.
Con dottrina della sofferenza si considerano gli aggregati che sono causa di sofferenza. In quella della impermanenza si pensa che tutto ciò che è composto di aggregati, fisici o mentali, è soggetto alla nascita e, quindi, a decadenza e successiva estinzione.
L’assenza dell’io eterno e immutabile si basa sulla conseguenza della riflessione sui due punti precedenti.
La coproduzione condizionata è un meccanismo di causa ed effetto che lega l’uomo alle sue illusioni, mentre la dottrina della vacuità, infine, si basa sull’assenza di una proprietà all’interno dei processi che compongono la realtà.
Una domanda complessa sta nel considerare il Buddismo una filosofia oppure una religione. Dare una risposta può essere davvero difficile. Molti scrittori e studiosi sono arrivati ad ipotesi tra loro discordanti.
Per alcuni, infatti, è una vera e propria religione a tutti gli effetti, per altri invece no.
Più in particolare, se consideriamo la religione come un legame ad un Dio trascendente, il Buddismo non può essere inteso come una religione in senso stretto.
Il Budda, infatti, non è affatto una divinità. E’ un qualcosa di straordinariamente potenziale che è presente nella vita umana e in quella di ogni essere vivente.
Se, invece, vogliamo utilizzare un’interpretazione più estensiva al significato di religione, ovvero una tensione dell’essere umano oltre l’assoluto che c’è in lui, allora il Buddismo può essere considerato una vera e propria religione a tutti gli effetti.
Tutto dipende, quindi, dall’interpretazione che vi viene data.
Nonostante ciò, il Buddismo è considerato una religione in tutto il mondo, da oltre 500 milioni di persone. Sono così tante, infatti, le persone che dichiarano espressamente di appartenervi. Tra queste, oltre 12 milioni di esse appartengono alla Soka Gakkai.
Vediamo, infine, quali sono i principi della filosofia del Buddismo. Si afferma che il Budda, dopo aver raggiunto l’illuminazione, avrebbe impartito molti insegnamenti ai suoi discepoli, indicando loro la via più adatta per raggiungere a loro volta il suo cammino.
Uno dei principi maggiori è quello riguardante la comprensione ed il controllo della propria mente, attraverso le proprie azioni, ma anche lo sviluppo della saggezza.
Dobbiamo, a questo proposito, far notare che la filosofia buddista comprende anche un vero e proprio sistema psicologico al suo interno che, considerato assieme alle tecniche di meditazione, viene chiamato “la scienza della mente buddista”.
Gli insegnamenti che il Budda ha dato a Sarnath, nel parco delle Gazzelle, sarebbero compresi in un corpus, ovvero un vero e proprio codice.
E’ qui che il Budda ha dato l’insegnamento delle sopracitate Quattro Nobili Verità, di cui abbiamo prima parlato.
Se le persone non prendono in considerazione le quattro verità, non ci sarà la possibilità di evitare la sofferenza. E’ necessario, secondo i principi della dottrina, evitare di pensare alle cose materiali e terrene. E’ necessario, quindi, trovare dei valori che vadano a superare in modo definitivo la sofferenza e la morte, nonché la paura legata a queste due.
Sofferenza e morte non possono, infatti, essere evitate dall’individuo, ma si possono superare dando valore ad altre cose. Applicando gli insegnamenti del Budda alla propria vita i buddisti ottengono una profonda fiducia nel proprio potenziale. In tale modo, riescono a superare molte situazioni, attribuendo il giusto significato ad ognuna di esse.