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La bulimia è una malattia di origine psicologica.
Quali sono i suoi sintomi e quali le cause? Esistono anche delle modalità per prevenirla. E’ sempre sintomo di un malessere profondo e, in genere, non subito ci si accorge che una persona ne sta soffrendo.
Innanzitutto, qual è la definizione di bulimia? Con questa si intende un disturbo di tipo comportamentale, nell’ambito degli alimenti e della nutrizione quindi. Colpisce circa il 2% delle donne e, assieme all’aumento dell’appetito, in genere è accompagnata da altri tipi di disturbi, tutti di origine psicologica.
Le persone bulimiche sono soggette a crisi in cui assumono grandissime quantità di cibo, in modo compulsivo. Lo fanno, inoltre, in un intervallo di tempo molto breve. Il soggetto mangia, in pratica, tutto ciò che gli capita a tiro, senza particolare distinzione. Si verificano, così, due situazioni opposte. Le persone che temono di ingrassare, si autoinducono il vomito. Altre, invece, vanno incontro a problemi legati all’obesità.
La malattia si articola in tre fasi ben distinte. Prima della crisi, il soggetto si sente angosciato e nervoso. Il suo senso di vuoto lo induce a cercare del cibo, insistentemente. Deciderà, quindi, di mangiare quando vorrà, anche nel pieno della notte, se è necessario. Durante la crisi, la persona perde il suo controllo e andrà a divorare grossissime quantità di cibo, inghiottendo, quasi senza masticare. In genere ciò avviene di nascosto; queste persone, infatti, aspettano spesso di essere sole in casa per non essere viste.
Successivamente, arriva un senso di colpa. Spesso le persone vomitano automaticamente, altre lo fanno provocando lo stimolo emetico, altre invece no. Dopo la crisi, la persona può stare meglio ma, spesso, subentra un senso di vergogna o di senso di colpa. Il soggetto bulimico è ben cosciente che questo comportamento non giova alla sua salute fisica e psichica, ma sa anche che presto potrà verificarsi di nuovo un’altra crisi. Nei casi più gravi, si va dalle 10 alle 40 crisi nell’arco di un solo giorno.
La bulimia è senza dubbio pericolosa e dev’essere curata. Vi possono essere, infatti, delle complicazioni fisiche derivanti da tale patologia. Spesso il soggetto inizia a soffrire di diabete, ma anche di colesterolo alto, a causa degli alimenti pieni di grassi e zuccheri.
Altre problematiche sono obesità, carie, cicli mestruali irregolari, disidratazione dovuta alla scarsità di liquidi corporei, carenze di vitamine e potassio dovute al vomito prolungato, lesioni all’esofago, stanchezza e crampi muscolari.
A questi si aggiungono possibili disturbi psicologici, come la depressione, tendenze suicide, isolamento, problemi sociali o affettivi, nonché dipendenza da sostanze tossiche.
Quali sono i sintomi della bulimia di origine nervosa? In primo luogo vi è, appunto, un’ingestione incontrollabile di un grosso quantitativo di cibo. La persona ha la sensazione di perdere il controllo sull’atto del mangiare. Successivamente, un sintomo può essere il comportamento di compenso.
Vale a dire, il vomito autoindotto, oppure nell’uso di lassativi o diuretici.
Altre persone, invece, fanno esercizio fisico in modo eccessivo, per sperare di non ingrassare dopo le ingestioni incontrollate. Per potere, però, parlare di bulimia vera e propria, le abbuffate ed i comportamenti compensatori devono essere reiterati nel tempo. Si devono, infatti, verificarsi almeno 2 volte a settimana, per tre mesi consecutivi. Un altro sintomo può essere la preoccupazione estrema per il peso e per le forme corporee.
Si stima che la bulimia sia un problema molto più femminile. Su 100 persone, infatti, in genere 83 sono donne e soltanto 17 uomini. Negli ultimi anni il numero di persone affette da tale patologia è raddoppiato e, inoltre, le crisi di bulimia sono presenti in una frequenza di almeno due volte alla settimana.
La categoria che rischia di soffrire di bulimia di più è quella degli studenti universitari. Ne sono colpiti, infatti, il 20%, secondo numerosi studi effettuati a riguardo.
Le cause della bulimia sono molteplici. Vi sono diversi fattori che possono portare a soffrire di tale patologia. Questi sono, in genere, di tipo biologico, psicologico o ambientale. Tra i fattori biologici, consideriamo un’ereditarietà. E’ dimostrato, infatti, che un soggetto che ha già parenti con bulimia hanno la tendenza a sviluppare lo stesso disturbo, nella misura di 4 volte di più. Vi è, quindi, all’origine una predisposizione genetica.
Tra i fattori psicologici, vi sono quelli del tipo comportamentale. Le persone che rischiano di essere bulimiche sono quelle che soffrono di ansia o di depressione, che non riescono a gestire bene lo stress accumulato, coloro che hanno una bassa autostima. Perdere peso offre a queste persona una certa sicurezza e può alzare loro l’autostima.
Anche coloro che si preoccupano eccessivamente per il futuro sono a rischio bulimia. Rientrano in questa categoria anche chi soffre di disturbi ossessivo compulsivi, ma anche di disturbi post traumatici da stress e disturbi vari legati alla personalità.
Per ciò che riguarda, invece, i fattori ambientali, dobbiamo considerare la società occidentale moderna. E’ lei, infatti, la maggiore responsabile del volerci a tutti costi “belli e magri”. Chi fa danza o ginnastica artistica in modo agonistico deve controllare il suo peso, così come chi fa la modella. Queste persone possono essere a rischio bulimia più di altre. Non solo: a scatenare la malattia vi può essere uno stress derivato da un lutto, da un cambio di lavoro, dalla fine di un rapporto di coppia.
Esiste, inoltre, una correlazione con i cambiamenti anatomici dovuti alla pubertà. Questi creano grosso imbarazzo e, a volte, possono essere causa di derisioni o particolari attenzioni da parte degli altri. Anche tali soggetti sono a rischio bulimia. L’appartenenza al sesso femminile è una possibile causa. Le donne, infatti, rispetto agli uomini, prestano molta più attenzione alla linea e al peso in generale.
Sono loro, quindi, più inclini ad ammalarsi di tale patologia rispetto ai maschi.
Infine, una delle cause può essere l’aver subito violenze fisiche o anche abusi sessuali nel corso della vita. Ci sono alcuni studi che evidenziano una possibile correlazione tra questi episodi e l’insorgere della malattia. Attraverso una terapia medica, ma anche psicologica e nutrizionale, è possibile curarsi, anche se ci vuole tempo.
Prevenire la bulimia è senza dubbio utile e importante. La malattia si sta diffondendo anche nei bambini e negli anziani, ma sono più che altro i giovani, specialmente donne, che risultano particolarmente fragili e, quindi, sensibili all’insorgenza di essa.
La prevenzione si basa sulla capacità di riuscire a cogliere i primi sintomi di disagio da parte dell’adolescente, per poterli contestualizzarli e ridimensionarli.
Non è possibile, però, fare tutto ciò da soli. Spesso, proprio per questo motivo, ci si avvale dell’ausilio di figure esterne, come ad esempio terapeuti. Ma in primo luogo sono i familiari della persona che si devono accorgere di ciò.
Crescere in un ambiente sereno, capace di interpretare i comportamenti della persona è utile per aiutare a fare esperienza positiva del mondo che circonda i ragazzi.
Esistono alcune associazioni, ma anche case di cura, che permettono di prevenire la bulimia e malattie molto simili come l’anoressia. La diagnosi di bulimia dovrà essere sempre fatta da un medico.
Oltre all’anamnesi personale e famigliare, esistono dei test che servono a capire se il soggetto è bulimico oppure no. Questi sono il Test EAT-26, il Test BETQ Revise, oltre all’Eating Disorder Symptom Impact Scale, la misurazione dell’indice di massa corporea (BMI) e la diagnosi differenziale.
Quest’ultima serve al medico a vedere se la persona soffre di altre patologie, come quella di Kleine-Levin, un disturbo borderline di personalità, un disturbo depressivo con manifestazioni atipiche o legato ad un comportamento alimentare.
Un medico potrà accorgersi bene anche di sintomi secondari della malattia, come ad esempio stipsi dovuta alla dipendenza dai lassativi, ma anche la presenza di smalto opaco sui denti, con fenomeni di erosione. Il vomito protratto, infatti, può creare infiammazione alle gengive, ingrossamento delle ghiandole paratiroidi e carie.
Il soggetto bulimico potrà andare incontro ad aritmia cardiaca, ma anche a cicatrici o callosità sul dorso della mano, chiamato anche il segno di Russel, causati dall’uso delle dita per indurre il vomito.
La cura della bulimia prevede anche l’uso di farmaci. Gli antidepressivi, ad esempio, sono molto usati. I più conosciuti sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Funzionano dopo poche settimane e, ovviamente, le persone che le assumono devono poi sottoporsi a controlli medici periodici, per vedere come procede il trattamento.
Una persona potrà dirsi guarita dalla bulimia se riesce a cambiare le sue abitudini alimentari, se può assumere un atteggiamento sano nei confronti del cibo e, inoltre, è normopeso e non sottopeso.
Guarire è senza dubbio possibile, ma ci vuole molta forza di volontà e, soprattutto, tempo. Prima hanno inizio le terapie e maggiore è la probabilità di guarigione dalla bulimia, secondo ciò che affermano i medici. E’ possibile usare anche medicine del tipo omeopatico. Le più somministrate in questi casi sono l’anacardium orientalis, il carcinosin, pulsatilla, silicea, Thuya, sulfur, Nux Vomica, nux moscata.
Esistono, inoltre, alcuni rimedi fitoterapici, che possono dare una mano al soggetto bulimico ad uscire dal tunnel della malattia, come l’aloe vera, la valeriana, la passiflora, la melissa, l’iperico e molte altre piante ancora.