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Burberry distrugge i propri prodotti come sempre avviene in questo periodo dell’anno. Lo scopo è minimizzare le scorte invendute per ridurre al minimo i rischi concernenti la proprietà intellettuale. L’operazione, per quanto normale e di routine nell’ambiente, quest’anno ha toccato cifre da capogiro e qualcuno si chiede se è proprio necessario.
Burberry brucia tutto
L’iconico trench della Burberry è stato bruciato 20.000 volte, ovvero quasi 7.000 volte in più rispetto a due anni fa, poiché l’invenduto è cresciuto moltissimo negli ultimi due anni. Oltre al capo più famoso del marchio, a essere finiti nell’inceneritore sono anche accessori e indumenti il cui prezzo al pubblico sfiora cifre da capogiro.
Si calcola che il solo incinerimento di quest’anno abbia distrutto beni per un valore al pubblico di trentadue milioni di Euro (o trentasette milioni di dollari). Naturalmente il calcolo restituirebbe cifre nettamente inferiori se si potessero calcolare il costo delle materie prime, delle risorse intellettuali e delle fasi di lavorazione necessari alla loro produzione.
Le proteste degli ambientalisti
Naturalmente, i primi a sollevare proteste nei confronti della grande maison di moda internazionale sono stati gli ambientalisti, preoccupati dalle scorie prodotte dalla distruzione di ogni capo. Da questo punto di vista Burberry ha potuto rassicurare tutti coloro che temevano per la sicurezza ambientale affermando di essere in contatto con aziende specializzate che saranno in grado di estrarre energia dalla combustione del materiale stoccato nei magazzini.
Proteggere la proprietà intellettuale
Per quale motivo le grandi maison di moda preferiscono distruggere le proprie scorte rimaste invendute piuttosto che svenderle a prezzi più bassi rispetto a quelli che solitamente vengono applicati nei negozi? La risposta è semplice, ma si articola in diverse motivazioni.
Innanzitutto distruggendo i capi si rende più difficile la loro contraffazione, e si tutela in questo modo non soltanto il marchio stesso ma anche i creativi che hanno prodotto a partire dalle proprie conoscenze e dalla propria arte un determinato articolo.
Il furto è un altro rischio a cui le case di moda internazionale vanno inevitabilmente incontro. Se venissero rubati capi il cui valore di mercato è 32 milioni di Euro l’azienda subirebbe un danno economico enorme.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è che i capi di alta moda non si possono svendere, questo perché non vanno mai trattati come della semplice merce ma come un pezzzo d’arte che è frutto di grandissimi sforzi creativi da parte di un team che si ammanta di un’irraggiungibilità e di un’aura quasi mistica.
Per questo motivo svendere una creazione Burberry equivarrebbe a strappare ai suoi prodotti lo status di prodotto d’arte per “abbassarlo” al livello di una qualsiasi merce, soggetta alle oscillazioni del mercato. Sarebbe un danno d’immagine enorme, probabilmente più grave del furto concreto o della contraffazione.
Una soluzione alternativa però ci sarebbe: creare strategie di marketing più efficienti per ottimizzare le vendite o almeno produrre meno capi, in maniera da rispecchiare l’oscillazione negativa del mercato.