Quale assetto aziendale è più fertile per coltivare le idee degli autori Rai più innovativi: trasversale ed inter-canale per generi o basato sui palinsesti di ogni rete?
I dirigenti Rai Renato Parascondolo, ex direttore di Rai Educational, e Luigi Mattucci, fondatore di Rai Sat, polemizzano a distanza su Articolo 21 sull’organizzazione ideale della Tv di Stato in funzione di una produzione più creativa e meno legata alla monotonia del format prodotto in serie.
Il dibattito avviene nell’ambito della campagna promossa nel sito di Articolo 21 dal dirigente Rai Loris Mazzetti per tutelare la creatività televisiva "made in Italy" ed offrire rifugio on line agli autori maltrattati o esordienti (qui il post relativo).
Parascondolo sostiene che
"la principale causa ‘strutturale’ dell’appiattimento e del depauperamento dei programmi della Rai sta nel modello organizzativo basato sulla centralità di reti e testate in concorrenza tra loro…,che ha trasformato le reti in piccoli ‘feudi’ lottizzati e autarchici, costretti ad un regime di concorrenza interna divenuto sempre più anacronistico con l’ingresso dei privati nel sistema radiotelevisivo e la mondializzazione del mercato dei format".
"Un’ulteriore incongruenza sta nella monomedialità delle reti le quali producono e acquistano programmi di vario genere, ma soltanto per i loro palinsesti e per un solo medium: la Tv generalista".
"Ecco dove è imprigionata la creatività degli autori, in questo panorama medievale costellato da tanti piccoli feudi autarchici dove tutti fanno tutto, strutturalmente inadeguati ad accogliere le novità, a produrre innovazione, a sperimentare nuovi linguaggi, a concepire non più ‘programmi’ ma format per-molti-media".
Il suo antidoto è una semplificazione dell’elefantiaco apparato ideativo e produttivo basata su poche agili strutture accorpate in base ai quattro macrogegenere: intrattenimento, informazione, fiction, cultura
"Per liberare, dunque, la creatività da questo angusto ginepraio …bisognerebbe chiedersi perché un’impresa che produce contenuti, dev’essere organizzata per media e non per generi (intrattenimento, informazione, fiction, cultura). Il modello per generi presenta innanzitutto il vantaggio di poter disporre di strutture altamente qualificate che ideano e producono per tutti i media utilizzando gli stessi contenuti di base, conditi, di volta in volta, con ingredienti diversi, secondo il medium di destinazione…"
A riprova dell’efficacia di quest’architettura, cita l’esempio di Rai Fiction.
"Non è un caso se l’unico settore della Rai non coinvolto nel processo di scadimento della qualità negli ultimi dieci anni è proprio Rai Fiction, una struttura per generi alla cui direzione si sono alternati direttori di vario orientamento politico e culturale".
Di parere opposto è Luigi Mattuci che propugna l’attuale modello di produzione, complesso ma rispettoso della natura generalista della Tv di Stato.
"…Questo tipo di organizzazione, che fu alla base della riforma del 1975 …, ha garantito per molti anni alla Rai (dalla Rete1 di Scarano alla Rete2 di Fichera, alla Rete 3 di Guglielmi), una qualità, un rinnovamento e una apertura della programmazione alla collaborazione di autori e strutture "esterne" alla Rai che solo degli smemorati nostalgici possono considerare inferiore a quella della Tv di Bernabei".
Lo stesso Mattucci, riconosce che questo modello ideativo e produttivo è entrato in crisi, ma ne individua la causa in un motivo diverso da quello indicato da Parascondolo: è colpa, sostiene degli interventi di limitazione dell’autonomia delle reti operati dalle strutture di coordinamento e controllo burocratico e politico della Rai.
"Questo processo è stato concluso e sublimato dalla mostruosa organizzazione creata due anni fa da Cattaneo che ha concentrato su cinque ‘megadirigenti’ ( cioè in cinque megadirezioni) l’assunzione e la carriera di tutti i dipendenti ( dalla neoassunta segretaria al Direttore di Rete ), la scelta di tutti i collaboratori (dalle vallette a Celentano), il controllo della utilizzazione di tutti gli apparati produttivi interni, la contrattualizzazione di ogni acquisizione di beni o risorse interne e, naturalmente, perchè sempre lì si va a finire, la centralizzazione dei palinsesti e della stessa sperimentazione!"
L’opinione di Parascandolo su Articolo 21 Leggi il parere di Mattucci su Articolo 21 I post dedicati da Format alla campagna promossa da Loris Mazzetti a favore degli autori innovativi e della tv di qualità su Articolo 21: qui l’intervento del dirigente di Rai Uno Loris Mazzetti e qui il contributo della direttrice della Tv dei ragazzi di Rai Tre Maria Mussi Bollini