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Gucci ha fondato la propria immagine di brand sulla sostenibilità etica e ambientale dei suoi prodotti.
A favore dei diritti delle donne quando ancora l’argomento non era mainstream, a favore dei lavoratori in un settore in cui lo sfruttamento selvaggio è all’ordine del giorno, Gucci rinnova anche nel 2019 una serie di impegni volti a migliorare il mondo del fashion e, indirettamente, il mondo in cui viviamo.
Il settore della moda e dell’alta moda è purtroppo uno dei settori produttivi in cui i diritti dei lavoratori e delle donne in particolare vengono maggiormente bistrattati.
Soprattutto in paesi al di fuori dell’Unione Europea e in particolare in quelli dell’estremo oriente, i casi di sfruttamento del lavoro femminile e minorile sono innumerevoli e sempre di difficile identificazione.
Proprio per combattere il fenomeno e assicurare ai propri dipendenti uno spazio di lavoro sicuro e controllato, Gucci ha messo in atto severissime politiche di verifica in merito alle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti e del loro trattamento da parte dei titolari degli stabilimenti di produzione.
Oltre a questo, Gucci combatte orgogliosamente per la salvaguardia dell’ambiente, mettendo a punto anno dopo anno tecniche produttive che mirino a ridurre al massimo le emissioni inquinanti e le conseguenze ambientali della produzione di moda.
Nel corso degli anni la maison Gucci ha scelto dei partner d’eccezione per condurre con successo le proprie battaglie umanitarie. Tra tutti va citato sicuramente l’Unicef, nei confronti del quale Gucci ha sempre esercitato un importantissimo ruolo di sostegno economico.
La maison ha creato e messo in commercio una serie di prodotti realizzati apposta per fornire sostegno economico all’Unicef e alle sue molte iniziative. Attraverso le sue operazioni commerciali Gucci ha donato oltre 5 milioni e mezzo di Euro.
La partenership è cominciata nel 2005 e ogni anno, negli ultimi 14 anni, Gucci ha sostenuto attraverso corpose donazioni l’educazione e la salute nei paesi sottosviluppati, la lotta contro la fame e la prevenzione delle malattie più diffuse nei paesi più poveri, come l’HIV nell’Africa Sub Sahariana.
E’ opinione comune che il mondo del lusso, in tutte le sue forme, sia distante anni luce dai problemi concreti delle persone meno fortunate del pianeta. E’ anche opinione comune che nella maggior parte dei casi le grandi firme non si pongano problemi di etica ambientale pur di massimizzare i profitti e produrre la maggior quantità possibile di merce al prezzo e nel tempo minore.
Fortunatamente brand come Gucci stanno dimostrando che cambiare la sensibilità delle fasce più ricche della popolazione è possibile. A schierarsi a favore del rispetto dell’ambiente e dell’acquisto di moda di qualità che sia durevole e sostenibile è arrivata anche, molto di recente, Anna Wintour, storica direttrice di Vogue America e pezzo da novanta nell’ambiente del fashion mondiale.
La Wintour ha incoraggiato i consumatori (soprattutto quelli che se lo possono permettere) ad acquistare capi di buona qualità prodotti da aziende in grado di prestare attenzione alle delicatissime tematiche ambientali e a quelle sociali che stanno imponendosi all’attenzione del mondo negli ultimi anni.