Chi vorrebbe emulare un gruppo di aspiranti fuoriclasse destinati alla mediocrità agonistica?
Parliamo di “Campioni, il Sogno”, Reality che avrebbe dovuto far impennare l’audience di Italia 1 e si è trasformato in un autogoal. Il motivo del flop è proprio nella chiave di volta del format, una sorta di Real tv che documenta la vita dei giocatori di una squadra di calcio e, grazie al televoto, si trasforma in un Reality show basato sull’attuazione di un sogno. Che non si avvera, vanificando la possibile identificazione dei ragazzi che seguono da casa le gesta di un gruppo di coetanei senza molto talento.
“Campioni, il sogno mancato” sarebbe stato un titolo più onesto.
Questi ventenni, infatti, giocano in una serie dillettantistica, e lì continueranno a giocare. Alla fine dell’avventura, i più bravi vincono un soggiorno nel ritiro di una grande squadra. Sottolineando ancora di più lo scarto di talento che li differenzia dai veri campioni che li ospitano: Maldini o Kaka, loro sì mancati protagonisti del reality Campioni!
Tutti i reality riusciti illustrano un’aspirazione gratificata.
La casa del Grande Fratello accoglie ragazzi comuni e regala loro popolarità e soldi senza sforzo, incarnando il mito diffuso del successo facile, del terno al lotto. Del colpo di fortuna che cambia la vita. Il mito di Salvo, aiutante pizzaiolo che oggi possiede una catena di locali in mezza Italia.
L’Isola dei Famosi mette in scena artisti emergenti, o ex divi che si riscattano sottoponendosi ad una serie di prove tribali, e ritornano ad avere un ruolo nell’empireo dello Show. E’ il sogno di Lory del Santo, trascurata per tanti anni, che oggi conduce un programma con Pierino Chiambretti.
Campioni, invece, rende protagonisti un team di bravi ragazzi che non hanno genio per diventare campioni, e non ce l’avranno mai. L’unico “promosso”, tale Giuffrida, è finito qualche mese in serie B in Svizzera. Una nazione dove il Calcio è modesto anche a livello di Serie A.
Alla fine, come detto, i migliori vincono un soggiorno nel ritiro di Juve o Milan. Qualcosa di simile capita nei Reality life della Clerici o nelle Carrambe della Carrà, che traducono in realtà le fantasie dei telespettatori di passare qualche ora con il divo preferito. Ma in quel caso, la formula è diversa: si tratta di jukebox dei desideri che realizzano piccoli sogni quotidiani, ed a turno fanno contenta parecchia gente.
Campioni invece tematizza la vita dei ragazzi, ripresi dalle telecamere ogni giorno, i loro sforzi per migliorarsi. Sono loro il fulcro dell’identificazione con il telespettatore. Sono loro che, dopo tanta esposizione di sudore, fatica e lacrime, a fine settimana pareggiano uno ad uno con il Vattelapesca. Chi se ne frega? Chi dovrebbe immedesimarsi? Il sedicenne che gioca in seconda categoria dilettanti ed aspira ad arrivare in prima?
Non era sufficiente mandare i ragazzi del Cervia sul Treno dei desideri di Antonella Clerici per regalare loro una cena con Ronaldo?
Il flop è ,in ogni caso, solo del programma e della sua formula. Gli atleti arrivati dalla provincia di Catanzaro o di Brescia, da parte loro, vincono. Vivono infatti un momento di celebrità, almeno coi loro compaesani, si divertono, e riempiono la rubrica telefonica con i numeri delle ragazzine che li spiano sotto la doccia televisiva.
Il tutto, frustrando ancora di più la loro pallida velleità di sfondare nel Calcio: perché i veri campioni vanno a letto alle 10, scopano poco, e solo con le rispettive mogli!