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La violenza passa dalle parole quando le donne sono oggetto di commenti, fischi, strombazzi mentre camminano per strada. Tutto ciò ha un nome ben preciso, si chiama infatti Catcalling: ecco che cos’è e perché non si tratta di complimenti.
Catcalling: cos’è
Mai quanto negli ultimi anni sono attuali le problematiche che riguardano le violenze sulle donne. I luoghi in cui essa avviene sono molti, dalle mura domestiche (le donne vittime di violenza domestica possono chiedere aiuto tramite il signal for help)alla strada. Violenza non è solo un gesto fisico, ma è anche una parola di troppo. Ed è proprio quello che accade per strada, quando ci si sente appellare con nomignoli, con fischi o con strombazzi dalle auto. Tutto questo è catcalling.
Purtroppo, a qualsiasi donna è capitato di camminare tranquillamente per strada e sentirsi oggetto di commenti indesiderati. E no, il vestito non fa la differenza. Purtroppo, in una cultura ancora patriarcale, molto spesso, si sente ancora sentenziare che l’abbigliamento o l’atteggiamento della donna hanno provocato reazioni negli uomini. Quando si capirà che ognuno è libero di andare in giro abbigliato come crede, senza dover aver timore di essere oggetto di catcalling, allora la società avrà fatto dei passi avanti importanti.
Come reagire a questo tipo di violenza? Non è semplice dare una risposta a questa domanda. Denunciare è la soluzione migliore, l’omertà infatti contribuisce allo sviluppo della violenza e al radicamento della stessa come condizione normale nella società. Molto spesso però le donne vittime di catcalling provano imbarazzo e vergogna, con il timore di non essere credute o di sentirsi dire che le parole sentite per strada sono solo complimenti.
Catcalling: non si tratta di complimenti
No, quando si cammina per strada e si sente un fischio rivolto alla propria persona, non si tratta di un complimento, bensì di vero e proprio catcalling, una violenza verbale.
Una donna vittima di violenza verbale di strada prova moltissime sensazioni diverse. Innanzitutto imbarazzo per non saper come reagire a una minaccia velata da complimento. Poi subentrano l’impotenza e la paura e proprio lì, si guardano eventuali vie di fuga perché prevale l‘istinto di sopravvivenza. Ci si sente un oggetto, un pezzo di carne in vista ed esposto a commenti non desiderati. Ma non solo questo, il frutto della nostra cultura fa si che la donna si senta spesso anche in colpa, iniziando a pensare che una parte della responsabilità per essere stata oggetto di catcalling sia sua.
Fortunatamente, sui social, ci sono molti attivisti che quotidianamente sensibilizzano sul tema. Tra di essi Carlotta Vagnoli, sex columnist, che su Instagram informa quotidianamente senza filtri e mezzi termini riguardo alla violenza che quotidianamente le donne devono subire in vari luoghi e ambiti.
La violenza sulle donne si combatte con l’educazione, a partire dalla famiglia e dai banchi di scuola, in cui è importante non solo sensibilizzare sul tema ma anche combattere contro anni e anni di principi patriarcali ritenuti normali.