Chiara Ferragni, il film demolito dalle critiche

Chiara Ferragni ha presentato il suo film al Festival di Venezia e la critica lo ha fatto a pezzi ma lei, di certo, non cambierebbe nulla.

Chiara Ferragni ha raccolto critiche pesantissime dopo la proiezione a Venezia del documentario che la vedeva protagonista. Il film, incluso nella sezione Sconfini della kermesse lagunare, ha dato l’impressione di essere una gigantesca pubblicità cinematografica e di non essere poi molto differente del profilo Instagram a cui Chiara deve in massima parte la sua popolarità e il suo successo.

Chiara Ferragni: Unposted o Embedded?

“Unposted” è il titolo scelto dalla regista Elisa Amoruso per la biografia cinematografica di Chiara Ferragni. Il titolo prometteva quindi di rivelare una volta e per sempre quello che c’è oltre i post su Instagram, oltre quello che Chiara Ferragni e il suo team mostrano costantemente al mondo.

Dopo la proiezione del documentario però qualcuno ha affermato che il titolo più appropriato per il documentario firmato dalla Amoruso sarebbe stato “Chiara Ferragni: Embedded”, cioè “inserito”.

Il motivo è che l’intera pellicola sembra strutturata per raccontare le stesse identiche cose di cui Chiara parla ai propri follower attraverso il suo profilo Instagram ma attraverso un’estetica patinata e hollywoodiana che sembra (e in realtà è) studiata a tavolino fin nei minimi dettagli.

Chi si aspettava di scoprire quindi almeno delle piccole ombre nel ritratto dorato che Chiara Ferragni consegna al web ogni giorno da dieci anni, rimarrà deluso. Troppo impegnata a raccontare una storia di successi, la regista sembra assecondare completamente il desiderio della sua committente e tralascia del tutto insuccessi e difficoltà che anche la Ferragni deve aver affrontato almeno un paio di volte nella sua vita.

La retorica del farcela da sole

Il messaggio che Chiara Ferragni ha voluto veicolare a tutti i costi attraverso il documentario incentrato sulla sua vita è in realtà piuttosto abusato dalla retorica cinematografica degli ultimi decenni: per realizzare i propri sogni basta crederci e contare solo su se stessi.

Nonostante il fatto che Chiara inviti tutte le donne a “farcela da sole” a ogni costo, senza mai rinunciare alla propria indipendenza, è chiaro che Chiara sia partita da un contesto assolutamente privilegiato: da una famiglia benestante e da un fidanzato ricco, che ha voluto investire moltissimo sul progetto di business che dieci anni fa diede vita a The Blonde Salad.

Le critiche più crudeli

A poche ore dalla proiezione del film il web trabocca di critiche più o meno spietate. Ecco una rapida carrellata:

Una versione estesa (e montata con cura) della sua pagina Instagram (movieplayer.it)

Chiara Ferragni – Unposted è il vero pacco rigorosamente laccato e social di Venezia 76 (Il Fatto Quotidiano)

Un racconto che obbedisce a un solo apologetico imperativo: l’aurea gentilezza di Chiara e l’assenza di conflitto nella sua comunicazione (mymovies.it)

Un’agiografia monocorde e monodimensionale in cui la sua figura viene esaltata in ogni modo e da più voci, senza contraddittorio, senza distacco critico, senza l’accenno di una qualsiasi ombra che sarebbe stata necessaria per vedere una Chiara Ferragni più vicina, più vera, più umana (GQ Italia)

 


Scritto da Olga Luce

Lascia un commento

Leggi anche