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Il nome di Claudio Locatelli in queste ore sta facendo il giro di tutti i siti di informazione e non solo, per via della sua reazione con tanto di espressione blasfema, scaturita da un colpo di mortaio proprio nel mentre si trovava nel bel mezzo di una diretta dall’Ucraina.
Ma il suo lavoro, o meglio, la sua “mission”, merita di essere conosciuta al di là di questo video che in brevissimo tempo è ovviamente diventato virale. Locatelli infatti non è un semplice giornalista, ma è uno di quelli che ha preso davvero sul serio l’espressione “andare oltre l’informazione”, per poterla raccontare.
Claudio Locatelli è nasce a Bergamo nel 1988. Il padre, oggi in pensione, è stato un parquettista, la madre invece è proprietaria di un’edicola.
Si stabilisce a Padova, dove intraprende gli studi di Psicologia e Neuroscienze e dove si occupa di coaching sportivo. Contemporaneamente porta avanti anche il suo impegno come giornalista freelance specializzato in aree di conflitto.
Nelle interviste concesse ad altri giornalisti come lui, colpiti dal suo operato, Locatelli si è descritto a volte come un media-attivista altre come un giornalista combattente e vede questo mestiere non come un semplice mezzo per diffondere le notizie, ma per cercare di cambiare le cose in meglio.
C’è un motivo se Claudio Locatelli si definisce “giornalista combattente”. Nel 2017 infatti è entrato nelle unità di protezione popolare curde per contrastare l’Isis.
A Kabul Locatelli non ha solo documentato ciò che stava succedendo con i suoi interessantissimi reportage su Facebook, ma ha anche imbracciato il kalashnikov.
Una volta arrivato sul posto infatti, il giornalista si è reso conto di non poter stare semplicemente a guardare. Non voleva limitarsi a raccontare, ma voleva contribuire a migliorare le cose. Si è quindi sottoposto ad un periodo di addestramento e ha poi combattuto contro i terroristi.
Nel 2020, molto prima del conflitto tra Russia e Ucraina scoppiato ufficialmente il 24 febbraio 2022, Claudio Locatelli si trovava in Bielorussia quando è stato arrestato mentre filmava le proteste cittadine contro le elezioni di Aleksandr Lukashenko.
È stato liberato dopo tre giorni passati, come ha raccontato lui stesso, in prigione a Minsk senza né cibo né acqua.
Locatelli si è dato da fare anche per coprire alcuni avvenimenti che hanno segnato il Paese che gli ha dato i natali, l’Italia, tra cui anche il terribile terremoto che ha colpito Amatrice nel 2016.
Rimanendo sempre fedele alla propria missione di giornalista e attivista, come dicevamo in apertura dell’articolo, Claudio Locatelli è partito per l’Ucraina, per toccare con mano e raccontare l’invasione russa. Il suo impegno ha anche attirato l’interesse di La7 con cui si è più volte collegato dal fronte.
In una delle sue dirette, tutte documentate sui social, Locatelli si è lasciato sfuggire un’espressione blasfema a causa dello spavento per un’esplosione di mortaio.
Nell’intento di scusarsi l’ha poi ripetuta, probabilmente ancora teso per via del colpo improvviso. Una reazione sì scomposta, ma più che giustificata dalla situazione sicuramente non facile in cui si trova il giornalista.