Data la situazione attuale per quanto riguarda l’ambiente e i suoi profondi cambiamenti, anche la moda sta cominciando a intraprendere nuovi percorsi di miglioramento.
In particolare, il mondo del fashion si sta impegnando per diventare carbon negative, adottando nuove formule e nuovi strumenti che consentano di sottrarre emissioni dall’atmosfera.
In questo senso, dunque, si continua a puntare alla sostenibilità dando un po’ di tregua alle condizioni ambientali; per ora si tratta di piccole case di moda e piccole capsule collection ma, come in tutte le cose, da qualche parte bisogna cominciare.
Stanno cominciando a farsi largo alcuni piccoli ma importanti progetti fashion che puntano a sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera. Tra questi, ad esempio, vi è Fairbrics, finalista del Lvmh Innovation Award e vincitore dell’H&M Global Change Award del 2020, si tratta di una startup made in France nata nel 2019. La caratteristica di tale startup risiede nella capacità di realizzare un tipo di poliestere proprio a partire dalla CO2: il loro obiettivo? Arrivare a produrre 30 tonnellate di eco-poliestere all’anno.
Un altro interessante progetto è quello di Newlight, un’altra realtà (questa volta californiana) che realizza il suo AirCarbon a partire dall’anidride carbonica. Il materiale in questione è assolutamente e completamente biodegradabile e può benissimo sostituire tutte le plastiche sintetiche, tant’è che grazie alle sue numerose caratteristiche potrebbe addirittura andare a sostituire il pellame animale. Il primo vero esperimento con AirCarbon è avvenuto con il marchio Covalent, con cui ha realizzato due modelli di occhiali da sole e per i quali sono sottratti all’atmosfera oltre due kg di CO2.
Tra i vari progetti è da menzionare anche quello di LanzaTech, fondata nel 2005 e a cui si deve il CarbonSmart che consente di realizzare materiale vergine dai gas serra prodotti dalle industrie, in particolare quelle siderurgiche. Al momento il prodotto top connesso a questa iniziativa è un abito di Zara (little black dress), composto da un poliestere prodotto da CO2. Il procedimento per arrivare alla creazione di tale materiale è preciso e raffinato e con il tempo si stanno apportando migliorie sempre maggiori.
Anche Covestro rientra tra i progetti sostenibili: la multinazionale tedesca nel 2019 ha realizzato una tecnologia denominata Triturn che aveva l’obiettivo di trasformare l’anidride carbonica dell’atmosfera in un filato elastico. Attraverso questo materiale l’azienda ha cominciato a realizzare imbottiture di materassi, tappeti dedicati allo sport e diverse schiume relative al mondo dell’automotive.
Un lavoro differente lo compie invece Rubi Laboratories: fondato dalle sorelle Neeka e Leila Mashouf e situato a San Leandro, il laboratorio ha realizzato una nuova tecnologia in grado di produrre fibre di viscosa proprio a partire dalla CO2.
Il procedimento di tale innovazione è ispirato a quello che utilizzano le piante per trasformare la CO2 in fibre.
Citando gli ultimi due progetti troviamo da una parte Natureworks e dall’altra Mango Materials. Andando con ordine, Natureworks produce una tecnologia chiamata Ingeo, utile per trasformare i gas serra in zuccheri da lasciare fermentare attraverso l’aiuto delle piante come mais, canna da zucchero, barbabietole etc. che sottraggono anidride carbonica all’atmosfera e la trasformano in molecole di zucchero.
La sostanza Ingeo si trasforma poi in pellet e infine in filato. Per concludere, Mango Materials: la startup ha studiato un progetto per trasformare il metano derivato dai gas serra in un biopolimero denominato Pha, un materiale che può andare a sostituire il filato di poliestere.
Le idee sono tantissime, la volontà di portare miglioramenti e di aiutare l’ambiente è profonda: non ci resta che aspettare aggiornamenti e tuffarci nell’incredibile mondo del vero eco sostenibile.