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Nell’ambito familiare esiste la mediazione tra co-genitorialità e bigenitorialità: ma quali sono le differenze? Ecco svelato il significato e cosa cambia tra i due metodi di genitorialità.
Nell’ambito familiare ci sono due distinzioni da fare, a livello giuridico e semantico: cos’è la co-genitorialità e la bigenitorialità. Partiamo dalla co-genitorialità dall’inglese coparenting. Con questo termine si descrive la collaborazione genitoriale, l’insieme dei comportamenti che sono stabiliti e condivisi dalla coppia genitoriale per garantire lo sviluppo fisico e psicologico dei propri figli. Questo anche nel caso in cui i due genitori non convivano assieme e si separino.
Anche in questo caso la co-genitorialità non termina nell’educazione e sostegno dei figli, la coppia si può dividere ma resta il ruolo di genitore.
Cosa si intende, invece, per bigenitorialità? Questa è implicata nella co-genitorialità in quanto ha a che fare con il diritto dei figli a relazionarsi con entrambi i loro genitori. Ma anche tra le forme di collaborazione fra i genitori stessi per la crescita fisica e psicologica dei loro figli.
Si intende il triangolo relazionale genitori-figlio a cui viene riconosciuto un ruolo fondamentale per favorire un armonioso e sano sviluppo dei minori.
In pratica sintetizza l’insieme dei diritti di un figlio a prescindere dalla relazione che intercorre tra i suoi genitori, che gli sono riconosciuti e garantiti dall’affidamento condiviso. Questi due aspetti entrano in gioco soprattutto in caso di separazione familiare, queste forme di collaborazione genitoriale sono indispensabili per poter aiutare i figli a superare le difficoltà nelle separazioni familiari in cui subentrano profondi vuoti affettivi che a loro volta fanno emergere angosce e debolezze.
La cogenitorialità è stata definita come la qualità della coordinazione tra adulti nei loro ruoli genitoriali: questa definizione rimanda al mutuo investimento e coinvolgimento dei genitori nel crescere congiuntamente i loro figli (McHale, 1995) e non semplicemente la somma dei ruoli materno e paterno ed all’esercizio parallelo della genitorialità.
Dal 1989 con la Convenzione sui Diritti del Bambino di New York il principio di cogenitorialità è stato allargato anche e soprattutto a famiglie separate e divorziate.
Molti psicologi raccontato quando siano tristemente in crescita le situazioni in cui i minori non possono convivere con entrambi i genitori insieme. Ed è davvero complesso, sia per adulti che per i più piccoli, fare i conti con realtà simili. Sarebbe decisamente comodo un manuale d’istruzioni per raggiungere la bigenitorialità perfetta, districandosi tra i delicati equilibri della cogenitorialità, ma non esiste.
Sia bigenitorialità che cogenitorialità devono essere alla base di una relazione forte e positiva tra genitori e figli.
Nessun ostacolo deve essere mai abbastanza grande da giustificare l’assenza di tale legame affettivo.
La Cogenitorialità (coparenting) è in crescita anche nel nostro Paese negli ultimi anni. Questa forma di rapporto familiare, tra genitori e prole, ha alla base la collaborazione tra adulti. L’insieme di azioni e comportamenti che sono stabiliti e condivisi al fine di garantire lo sviluppo fisico e psicologico dei figli.
E questo prescinde dall’esistenza o meno di un legame sentimentale tra i genitori. Riguarda quindi famiglie separate ma anche due persone che non stanno insieme ma hanno in comune un figlio.
La bigenitorialità, legata alla cogenitorialità, ha una doppia concezione:
È un dovere dei genitori in quanto l’“essere genitori” implica anche, ma non solo, un impegno a mantenere dei rapporti stabili e sereni con i propri figli;
È un diritto dei figli che è sancito dall’art.18 della Convenzione di New York sui Diritti del Fanciullo del 1989.
La bigenitorialità si presenta come lo strumento di garanzia dello sviluppo psicofisico dei figli. Questo perché, anche in caso di separazione, l’obiettivo è quello di mantenere dei rapporti stabili a livello quotidiano. In un sistema cogenitoriale funzionale i genitori non si trovano in accordo su tutte le questioni che riguardano i figli. Ma se essi riescono a mediare le difficoltà che incontrano nel loro percorso è molto probabile che il sistema ne esca rafforzato.
Se, al contrario, si frattura la loro capacità di coordinarsi, si crea una dinamica caratterizzata da mancanza di sincronia relazionale e mutualità. Le conseguenze che con maggiore frequenza si riscontrano sono due:
in alcuni casi ci può essere un clima di ostilità, o di conflitto aperto, in cui un genitore cerca di imporre il proprio stile sull’altro all’interno di una co-parentalità competitiva; in altri troviamo le situazioni di “cogenitorialità escludente” in cui uno dei due genitori, spesso il padre, stanco del conflitto, abbandona il rapporto.