La gelosia non può essere una giustificazione per il femminicidio. Lo dice la Commissione parlamentare all’indomani di una sentenza che ha fatto parecchio discutere: un uomo è stato assolto dall’accusa di omicidio della moglie perché il “delirio di gelosia è una patologia” e l’uomo è stato dichiarato incapace di intendere e di volere.
Commissione parlamentare: no alla gelosia come giustificazione
La stesura ufficiale della motivazione della sentenza deve ancora essere completata ma la vicenda è rimbalzata su moltissimi media e ha provocato l’ira dei movimenti femminili e anche parlamentari. La sentenza incriminata è quella che ha assolto Antonio Gozzini dall’omicidio della moglie compiuto un anno fa con la motivazione: “Radicale disconnessione dalla realtà tale da comportare infermità che esclude l’imputabilità”. La richiesta di ergastolo della pubblica accusa si è scontrata con l’assoluzione concessa dalla Corte di Assise di Brescia e l’omicida è stato considerato incapace di intendere e di volere per un vizio di mente legato a un “raptus di gelosia”.
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Le polemiche contro questa sentenza non si sono fatte attendere. La senatrice Valente, della Commissione parlamentare contro il Femminicidio ha dichiarato: “É sempre necessario aspettare le motivazioni di una sentenza, ma se venissero confermate le notizie di stampa il senso di quella di oggi preannuncerebbe un fatto gravissimo: un marito può essere assolto dal femminicidio della moglie perché il delitto è stato commesso ‘in preda ad un delirio di gelosia’, che ha reso l’uomo incapace di intendere e di volere – e ha aggiunto – se davvero l’uomo fosse stato incapace di intendere e di volere avremmo dovuto avere una pronuncia diversa. Noi crediamo invece che né la gelosia, né altri sentimenti di possesso possano in alcun modo giustificare la violenza contro una donna o addirittura la sua uccisione. Anzi, che proprio tali giustificazioni siano il prodotto della cultura patriarcale di cui il delitto d’onore era il simbolo e dalla quale vogliamo emancipare l’Italia. Nella Commissione Femminicidio approfondiremo questa sentenza”.
Anche la senatrice Monica Cirinnà, responsabile diritti per il Pd, ha espresso la sua opinione in un tweet, asserendo: “Non sono solita commentare le sentenze, ma di fronte a un’assoluzione di un femminicidio per ‘delirio di gelosia’ credo non si possa tacere. Sembra purtroppo un dejavù, un terribile ritorno al passato, invece è la triste realtà. Aspetteremo ovviamente di leggere le motivazioni di questa sentenza, ma il senso sembra purtroppo chiaro e terribile: questo femminicidio non è stato riconosciuto come tale e un marito in preda alla gelosia può uccidere la moglie senza essere condannato all’ergastolo”. Questa sentenza, se confermata, sarebbe un pericoloso precedente e aprirebbe la strada ad assoluzioni simili, che garantirebbero l’impunità per atti di pericolosa violenza come i femminicidi, per altro in crescita nell’ultimo anno.
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