Stress, disaccordi, incomprensioni, differenze di vedute, rivalità…
I conflitti sul lavoro in seno alle aziende sono numerosi. Al fine di evitare che la situazione diventi totalmente incontrollabile, è importante cercare di neutralizzare la crisi. Ecco alcuni suggerimenti.
La vita non può essere paragonata ad un mare piatto e calmo. Lo stesso vale per la vita in ufficio. Le fonti di tensione in una squadra sono numerose. Disorganizzazione, cattiva distribuzione dei compiti, lotte di potere… L’ambiente può diventare rapidamente “elettrizzante”.
I diversi tipi di conflitto.
Trovare una soluzione appropriata ad un conflitto sul lavoro significa trovarne la causa. Di conseguenza, una buona analisi della situazione permetterà una migliore gestione della crisi.
Questi conflitti sono più facili da risolvere, se ognuno fa la sua parte: ripristinare il dialogo, aggiornare i dipendenti più anziani, sapere sfruttare la loro esperienza ed accettare i loro consigli, ma anche dare prova di pazienza, di tolleranza e di apertura mentale. Bisogna esprimere i propri bisogni, ma anche riconoscere i fallimenti, sia da un lato che dall’altro.
Ideologie, valori socio-culturali e carattere sono fattori suscettibili di creare tensioni. Ma, anche se le divergenze di opinioni sono nella norma, è consigliabile un confronto sistematico. Adottare una strategia volta ad eliminare la tensione, in maniera educata, può essere la soluzione per le persone che lavorano insieme. Nel caso contrario, potrebbe essere preferibile evitare attentamente le discussioni. Ma quando questa incompatibilità è così grande da impedire qualsiasi forma di comunicazione, sarà utile contemplare altre soluzioni più radicali: uno spostamento o una modifica del servizio, ad esempio.
Di conseguenza, è fondamentale trovare la fonte del problema e porvi rimedio con la comunicazione, volta di chiave dell’azienda. Sembra ovvio, ma il modo migliore per uscire da una situazione di crisi è la comunicazione. D’altronde, è sempre possibile parlare.
Controllare le emozioni.
La natura umana è così: quando l’individuo si sente attaccato, la sua reazione è di difendersi. Provocazione, insulti, violenza verbale o fisica, comportano tutti le stesse conseguenze. Tuttavia, un’escalation di violenza saprà solo esacerbare le cose.
Inoltre, per uscire fuori da questa strada senza sbocchi è necessiario essere obiettivo e non lasciarsi guidare da considerazioni affettive. La demagogia emotiva non porta a nulla, occorre quindi controllare le emozioni.
Trovare un accordo.
La cosa importante è trovare un accordo che soddisfi ciascuna delle parti in conflitto. Non si tratta di dare il proprio parere, ma di prendere atto di un punto di vista diverso. Adottare un costruttivo approccio con l’altra parte permette il chiarimento e non viola il rispetto per l’altra persona.
Mediazione, l’ultima risorsa.
Una volta tentate tutte le opzioni o allorché il conflitto sul lavoro abbia assunto proporzioni troppo importanti, la chiave per la soluzione del conflitto può essere quella di rivolgersi ad una terza persona. Neutrale e imparziale, il Mediatore, che non ha alcun interesse a difendere una parte piuttosto che l’altra, sarà più obiettivo.
Questa terza parte può essere scelta all’interno della stessa azienda; può, ad esempio, chiedersi l’intervento di un Manager.
Ma sempre più spesso, ci si rivolge ad aziende specializzate nella gestione dei conflitti tra i partners.
Il vantaggio è che le parti si trovano ad affrontare la situazione in un universo indipendente. Ciò consente di prendere adeguata consapevolezza del problema ed individuare i modi più appropriati per risolverlo, nonché di sviluppare un senso di responsabilità e di trovare da soli una soluzione al problema.
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