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Arriva il primo film dedicato al Coronavirus intitolato “Corona: la paura è un virus” di Mostafa Keshvari, in cui vengono affrontati molti temi tra cui la paura del contagio, della vicinanza e la discriminazione. La storia parla di un gruppo di persone intrappolato dentro ad un ascensore e all’improvviso una donna tossisce scatenando il panico.
Quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, è stato quasi inevitabile non pensare di guardare film e documentari sulle pandemie, come il famoso Contagion o la docuserie di Netflix intitolata “Pandemia globale”. Il film di Mostafa Keshvari però ha degli scopi diversi e ben precisi, che vanno oltre alla paura e al razzismo.
Il film “Corona: la paura è un virus” è stato girato dal regista canadese Mostafa Keshvari a febbraio 2020 ancora prima che l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarasse la pandemia globale.
Il regista, molto noto nell’ambiente cinematografico e nei circuiti festivalieri, ha prodotto molti cortometraggi selezionati dal festival di Cannes. Mostafa è sempre stato attento ai temi come la diversità e l’inclusione e l’emergenza Covid-19 è stata per lui l’occasione migliore. Infatti, questa pandemia ha causato molti fenomeni spiacevoli di discriminazione verso la Cina e i suoi cittadini, come l’allontanamento sistematico e la xenofobia.
Il trailer di “Corona: la paura è un virus” mostra gli spezzoni del film che uscirà nel 2020 che rappresentano un gruppo di persone in un ascensore che comincia a discutere della presenza del Coronavirus nell’edificio. All’interno dell’ascensore è presente una sola ragazza cinese, la quale viene immediatamente allontanata il più possibile per paura che sia portatrice del virus. All’improvviso, la ragazza tossisce e questo evento scatena la paura e il panico portando ad una serie di eventi. Il regista Mostafa Keshvari dichiara all’Hollywood Reporter che l’idea gli è venuta proprio in un ascensore mentre leggeva delle notizie sugli attacchi di turisti cinesi. Da lì, l’illuminazione di farne un film.
Lo scopo del film
Il film è stato girato a Vancouver e ha lo scopo di esplorare la paura e il razzismo che questa pandemia ha portato. Nel trailer ci sono scene che palesano questi fenomeni, come l’uomo con una svastica tatuata sulla testa che punta una pistola contro la ragazza cinese o una donna incinta che ha paura per il proprio figlio. Quell’ascensore contiene tutti gli eventi, le paure e gli stereotipi che ci sono state durante tutta la pandemia.
Il regista dichiara che lo scopo principale del film è quello di andare oltre la xenofobia e la paura: “Era noto come un virus cinese. Adesso riguarda tutti e quindi non è un problema di razza. Ora la razza umana deve unirsi per sconfiggere questo virus. Il virus non discrimina, perché dovremmo farlo noi?”.