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Dopo più di due anni dallo scoppio dell’epidemia di COVID-19, Wuhan torna sotto i riflettori. Le autorità cinesi hanno infatti ordinato il lockdown in una delle periferie della città, il distretto di Jiangxia.
I quattro casi infetti
La decisione è stata presa dopo che martedì scorso, 19 luglio, sono stati trovati quattro malati asintomatici proprio nel distretto di Jiangxia, alle porte di Wuhan. Delle quattro persone infette, due sono state individuate tramite i normali controlli sanitari e, controllando tra i loro più stretti contatti, si è potuti risalire alle altre due.
Tre giorni di lockdown a Wuhan
Il distretto di Jiangxia è popolato da quasi un milione di persone che ora sono costrette a rimanere in casa e non uscire se non strettamente necessario. Di conseguenza saranno chiusi fino a nuovo ordine tutti i locali notturni, i cinema, i mercatini, i ristoranti, le attrazioni turistiche e qualsiasi struttura considerata “servizio non essenziale”. Rimarranno fermi anche i trasporti pubblici. Il lockdown durerà tre giorni, ma potrebbe essere prolungato a seconda delle esigenze.
La politica “Zero Covid”
Questo tipo di misure draconiane rientra nella politica del governo cinese che punta all’obiettivo di “zero Covid”. In altri termini, laddove la maggior parte degli Stati cerca di contenere il più possibile le infezioni, la Cina punta ad azzerare totalmente i casi ricorrendo drasticamente a restrizioni ai movimenti di persone, test di massa e, come in questi casi, lockdown.
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Wuhan, culla del Covid
La città di Wuhan divenne tristemente nota nel mondo perché fu quella in cui si verificarono i primi casi noti di COVID-19. Per oltre due anni si è dibattuto se il virus fosse nato effettivamente a Wuhan, ma un recente studio pubblicato sulla rivista Science sembra togliere ogni dubbio: il primo epicentro della pandemia sarebbe stato proprio il mercato di Wuhan e, nello specifico, quella parte dedicata al commercio di fauna selvatica viva, soprattutto pollame.