La solitudine è uno dei mali del Ventunesimo secolo e lo confermano i dati che riguardano un po’ tutti i Paesi del mondo, Italia compresa.
Il Rapporto Annuale Istat 2018 evidenziava come circa 3 milioni di persone non avessero una rete di amici e il fenomeno peggiora con l’avanzare dell’età. La pandemia poi, non ha fatto altro che aggravare una situazione già poco rosea.
Un fenomeno trasversale che colpisce tutti, in ogni parte del mondo e di qualsiasi età. Si è parlato molto in tempi di Covid di solitudine e di aumento di patologie come ansia e depressione causate dalla pandemia, dai lockdown e dalla poca fiducia nel futuro, ma la realtà è che è andata peggiorando una condizione preesistente.
L’isolamento per molti era già la normalità, soprattutto per i più anziani. In Canada, nel 2016 14 milioni di persone dichiaravano di vivere da sole, in Asia e in America Latina il rapido invecchiamento della popolazione corrisponde ad una sempre maggiore solitudine, in Cina, 1 anziano su 4 nel 2014 affermava di vivere solo. Stessa situazione in Europa dove un sondaggio del 2014 ha evidenziato che in Francia 5 milioni di persone soffrono di solitudine e nel 2017 il 6% della popolazione tra i 15 e i 30 anni percepisce un isolamento sociale.
Il Regno Unito per cercare di risolvere l’isolamento di circa 9 milioni di persone ha provveduto a creare nel 2018 il Ministero della Solitudine con 20 milioni di sterline da impiegare in politiche sociali. In Germania nel 2019, 1 persona su 7 tra i 45 e i 65 anni soffre di solitudine, 1 su 3 sono ultra sessantacinquenni, e in Spagna, uno studio del 2016 parla di 4 milioni e mezzo di persone che vivono sole, il 41,7% sopra i 65 anni.
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E l’Italia? Per tradizione siamo il Paese dello “stare insieme”, dei pranzi con tutta la famiglia e della gioia del condividere ma alcuni studi hanno mostrato come, in realtà, sul tema della solitudine siamo del tutto simili al resto del mondo. Eurostat nel 2015 ha evidenziato come il 13,5% degli italiani over 16 dichiarava di non avere una persona su cui contare, a cui affidarsi in caso di necessità, contro una media europea del 6%.
Il Rapporto Annuale Istat 2018 ha poi mostrato come circa 3 milioni di persone affermavano di non avere una rete di amici, 8,5 milioni di persone vivevano da sole e che queste ultime erano le più colpite dalla solitudine. Come nel resto del mondo, anche in Italia tra i più penalizzati ci sono gli anziani, con una percentuale del 15,6% di persone senza una rete di persone esterna alla famiglia.
Da analisi effettuate sui dati disponibili si può arrivare alla conclusione che ci sia una stretta correlazione tra reddito e livello più alto di solitudine mentre pare che a un titolo di studio più elevato corrisponda minore solitudine. Il Covid, però, ha fornito agli studiosi l’occasione per compiere ulteriori studi. Quelli ad aver percepito maggiormente la solitudine nel 2020 sono stati gli under 50. Il 55% degli italiani intervistati afferma di soffrire di solitudine, con la percentuale più alta, il 32%, nella fascia 18 – 34 anni, contro il 21% nella fascia dai 55 anni in su.
Questo si può spiegare col fatto che la pandemia non abbia modificato drasticamente le abitudini di vita dei più anziani, mentre i giovani sono stati i più penalizzati essendosi visti privati di ogni forma di vita sociale a cui erano abituati. La rete di amicizie è stata messa a dura prova dalle restrizioni anti Covid ma in molti casi si trattava di una rete già debole, costituita da relazioni instabili o non soddisfacenti che hanno portato lentamente la persona all’isolamento sociale.
Il problema della solitudine dunque è un fenomeno contemporaneo e globale, forse la pandemia è servita solo a rendercene maggiormente conto.
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