Il 10 dicembre si festeggia la Giornata Mondiale dei Diritti Umani che ha l’obiettivo di diffondere i valori di democrazia, diversità e tolleranza, in pochi sanno però il ruolo che le donne hanno avuto nell’affermazione di tali valori.
Donne incredibili e di diverse etnie hanno identificato e sostenuto i diritti anche del genere femminile e a loro dobbiamo questa conquista che vale ancora oggi.
Libertà, giustizia e pace nel mondo, questi i principali diritti che consideriamo fondamentali per tutti gli uomini e per i quali molte minoranze stanno lottando ancora oggi. L’istituzione della Giornata mondiale dei Diritti Umani ha le sue origini nel 10 dicembre 1948, quando, a Parigi, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, si sono riuniti rappresentanti provenienti da tutto il mondo per stilare un documento che sancisse quali fossero i diritti inalienabili delle persone.
Votarono a favore 48 membri su 58, nessun paese si dichiarò contrario, e ne emerse la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) che sarebbe dovuta essere applicata in tutti gli stati membri delle Nazioni Unite. Questa è la vicenda universalmente conosciuta, ma quello di cui sentiamo parlare meno è il ruolo fondamentale che ebbero le donne. Donne di diverse etnie furono incaricate di identificare e difendere i diritti di tutto il genere femminile perché apparissero esplicitamente nel testo grazie sia a modifiche del lessico preesistente che si riferiva esclusivamente agli uomini e sia grazie all’inserimento di articoli specifici.
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In una posizione centrale tra queste grandi donne, le pioniere della DUDU, c’era Eleanor Roosevelt, moglie dell’ex presidente che da poco aveva terminato il suo mandato. Proprio grazie alla notorietà di cui godeva, Eleanor ha diretto il processo di scrittura del documento ed è stata scelta come delegata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un’altra grande personalità è stata Hansa Mehta un’attivista per i diritti delle donne indiana a cui è stata accreditata la frase “Tutti gli uomini nascono liberi ed uguali” dall’articolo 1.
La pakistana Begum Shaista Ikramullah poi, a cui premeva risolvere la piaga dei matrimoni forzati, sottolineò l’importanza della parità di diritti nel matrimonio, mentre la francese Marie-Hélène Lefaucheux sostenne la proposta di aggiungere all’articolo 2 di una menzione della non discriminazione basata sul sesso. La parità di retribuzione delle donne, sebbene non ancora totalmente raggiunta, è stata oggetto della battaglia di Evdokia Uralova della Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa e Fryderyka Kalinowska dalla Polonia ed Elizavieta Popova dall’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche sono riuscite a includere i diritti delle persone nei territori non autonomi.
La diplomatica della Repubblica Dominicana Minerva Bernardino, è stata, con due altre donne latine Bertha Lutz dal Brasile e Isabel de Vidal dall’Uruguay, responsabile dell’inclusione dei diritti delle donne e della non discriminazione in base al sesso presenti nella Dichiarazione dei Diritti Umani. Queste tre donne, coadiuvate da molte altre, si sono fatte carico della tutela e della difesa delle donne di tutto il mondo, di quelle presenti e delle generazioni a venire, per far sì che, almeno sulla carta, e in un tempo non troppo lontano anche nella realtà, si realizzi la tanto agognata parità di genere.
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