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Le donne, solo se mamme si sentono realizzate.
È questo che credono ancora milioni di persone in Italia, fra cui l’europarlamentare Antonio Tajani che lo ha esplicitamente comunicato a un evento organizzativo in occasione della festa della mamma. Perché è ancora così radicata l’idea che soltanto con la maternità una donna possa ritenersi realizzata nella propria vita?
Le donne-mamme sono le più realizzate poiché con l’atto di fare un bambino, nella cornice di un tanto atteso matrimonio, hanno ottenuto il massimo delle loro aspirazioni.
Ebbene, può anche essere sia così per diverse donne italiane ma che lo dicano degli uomini non si riesce proprio a digerirlo, quantomeno non nel 2021. Se a farlo poi sia un esponente politico di tutto rilievo, l’europarlamentare Antonio Tajani, il tutto risulta ancora più grave poiché testimonia un’arretratezza di visone che non ci si aspetterebbe da chi è chiamato a plasmare i destini della nazione.
Diventare madri è una condizione di estrema gioia per molte donne, un’occasione di rinascita per l’intera famiglia. Tuttavia, non è vista allo stesso modo da un’altra porzione di donne che ritrovano la propria realizzazione e la propria felicità nello scegliere un altro futuro. Ciò non corrisponde all’estremo individualismo, e di conseguenza a un impoverimento della dose di altruismo nelle donne. Semplicemente esprime una condizione che dovrebbe essere la medesima per entrambi i sessi: facoltà di scegliere il proprio progetto di realizzazione.
Le posizioni che rivelano una visione della donna esclusivamente nelle vesti di madre, fra le tante cose, non si rivelano rispettose nei confronti di chi madre lo vorrebbe essere eccome ma non lo può diventare. Allora, la naturale conseguenza di una tale posizione concettuale è che queste donne debbano già rinunciare in partenza alla loro realizzazione e alla loro felicità? Un ragionamento se non deludente quantomeno poco costruttivo.
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Tajani ha provato ad aggiustare il tiro riformulando la sua frase infelice e giustificando la dichiarazione al centro del dibattito di questi giorni. Se è vero che alla politica italiana stia così tanto a cuore la chance delle donne di essere madri, dovrebbe quanto meno pensare alle precarietà del sistema del welfare italiano che di fatto, allo stato attuale, ostacola le donne nel decidere di fare un figlio.
Un paio di esempi? Un numero insufficiente di asili nido e un’occupazione femminile ancora al di sotto degli standard di un qualsivoglia paese civile.
I passi avanti sono stati fatti, ma certe vicende ci fanno rimpiombare in una realtà in cui la strada da percorre sul tema “emancipazione femminile” è lontana agli orizzonti. In cima agli obiettivi (ancora!) da raggiungere, recitiamolo insieme, far capire che la maternità è una scelta!