Quando vediamo una persona che si veste con abiti appartenenti al sesso opposto non dobbiamo correre subito alla conclusione di un disturbo dell’identità sessuale; si tratta della manifestazione ultima di un atteggiamento, in questo caso comporta una non accettazione della propria identità, potrebbe culminare col cambio di sesso.; spesso non si tratta neppure di orientamento sessuale, chi usa vestiti dell’altro sesso non per forza è omosessuale.
Non per tutti è così.
Indossare abiti del sesso opposto ha un termine di recente coniazione: crossdressing, e riguarda entrambi i sessi.
Quali sono le motivazioni?
Una donna può scegliere capi maschili per un bisogno di maggior sicurezza data a se stessa per affrontare il lavoro; indossare una divisa che non sottolinei le linee femminili porta a concentrare l’attenzione solo sul messaggio che noi portiamo. In questo ci può essere anche il residuo di un pensiero antico duro a morire cioè che la donna non può competere in una società di uomini se non travestendosi; tante storie ci hanno raccontato questo: Shakespeare in Love, Albert Nobbles per citare due pellicole famose.
Fare cross dressing per alcuni è un superamento di convenzioni di genere considerate ormai obsolete: per affermare il mio diritto all’autodeterminazione scelgo di non sottostare ad una regola sociale che non capisco e scelgo i vestiti che maggiormente mi fanno sentire a mio agio con me stessa e con la società.