E’ morto Michelangelo Antonioni: la dura estate dei registi…

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Proprio ieri parlavamo di un lutto nel mondo del cinema, appena appresa la notizia della morte del regista svedese Ingmar Bergman

Oggi un'altra triste notizia colpisce il mondo del grande schermo: è morto ieri sera Michelangelo Antonioni, intorno alle 20.

Si è spento serenamente in casa a Ferrara, su una poltrona, con accanto la moglie Enrica Fico. Aveva 95 anni. Domani in Campidoglio sarà allestita la camera ardente. I funerali si svolgeranno invece dopodomani a Ferrara.

Anche in questo caso, a tempo di record, la sua biografia su Wikipedia è stata aggiornata. Riproponiamo la sua vita attraverso il percorso delle sue opere. 
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Di famiglia della media borghesia, dopo il diploma all'istituto tecnico consegue la laurea in economia e commercio a Bologna, ha alcune esperienze teatrali e comincia ad interessarsi di cinema alla fine degli anni Trenta scrivendo sul Corriere Padano e più tardi, dopo essersi trasferito a Roma, su Cinema nella cui redazione incontra intellettuali come Cesare Zavattini, Umberto Barbaro, Massimo Mida.

Frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1942 collabora alla stesura della sceneggiatura di Un pilota ritorna di Roberto Rossellini. Dopo essere stato aiuto regista di Marcel Carné in Francia, nel 1943 rientra in patria a causa degli eventi bellici e inizia a girare il suo primo cortometraggio, Gente del Po, che riesce a terminare soltanto nel dopoguerra. Nel 1945 mette a punto con Luchino Visconti due progetti che non saranno mai tradotti in film e l'anno successivo scrive, con altri, la sceneggiatura di Caccia tragica di Giuseppe De Santis, a cui fa seguito la regia del suo secondo documentario, N.U.

Nettezza Urbana.
Primi lungometraggi [modifica]
Dopo altri cortometraggi, superate varie difficoltà, nel 1950 riesce finalmente a dirigere il suo primo lungometraggio: Cronaca di un amore, restaurato nel 2004, opera personalissima in cui descrive la crisi di una coppia, rappresentativa di certa società borghese contemporanea. Dirige poi altri film di valore: I vinti, sulla violenza giovanile; La signora senza camelie, sui meccanismi sconcertanti che regolano il divismo cinematografico; Le amiche, tratto da una raccolta di racconti di Cesare Pavese; tutti variamente giudicati dalla critica e non molto apprezzati dal grande pubblico.

Con Il grido tenta di superare stili e tematiche dei suoi precedenti lavori per concentrare tutte le sue attenzioni sull'individuo, sulle sue crisi esistenziali, sul suo vivere in una società che sente estranea. L'insuccesso commerciale del film costringe il regista a dedicarsi brevemente al teatro e a collaborare più o meno anonimamente e comunque con scarso interesse a film altrui, spesso di irrilevante valore artistico.
La tetralogia esistenziale [modifica]
Ritorna finalmente al suo cinema nel 1960, con una celeberrima tetralogia di opere: L'avventura, La notte, L'eclisse (questi ultimi tre essendo a volte chiamati trilogia dei sentimenti) e il suo primo film a colore Il deserto rosso, tutti interpretati da Monica Vitti, sua compagna per diverso tempo, dove seziona compiutamente la tematica dell'alienazione e dell'incomunicabilità, grandi mali dell'uomo del Novecento, in autentici capolavori nei quali l'universalità del discorso intrapreso si fonde alla perfezione col rigore stilistico e la grande tecnica.

Produzioni all'estero [modifica]
Con Blow-up il suo pessimismo angoscioso si trasforma nel totale rifiuto della realtà in cui l'uomo vive: egli non è più in grado di stabilire alcun rapporto con ciò che lo circonda e anche le certezze più elementari sono messe in discussione.

Sulla stessa falsariga Zabriskie point, incentrato sulla contestazione giovanile, che sviluppa in maniera più spettacolare del consueto una feroce critica alla società dei consumi di innegabile bellezza figurativa.

Professione: reporter, opera interessante dal punto di vista narrativo e straordinaria da quello figurativo col lungo e celebre piano sequenza finale, affronta l'impenetrabilità della realtà attraverso un repentino cambio di identità del protagonista.
Nuove produzioni italiane [modifica]
Dopo Il mistero di Oberwald, girato per la televisione con mezzo elettronico, torna al cinema con Identificazione di una donna, dove mette in risalto la crisi sentimentale e comportamentale più di quella esistenziale.

Dopo la lavorazione di questo film, viene colpito da ictus cerebrale, che lo priva quasi completamente dell'uso della parola e che lo lascia paralizzato dal lato destro.

Assistito dalla seconda moglie Enrica Fico (sposata nel 1985), il grande regista si limita a dirigere qualche documentario e accetta di dirigere il videoclip di Fotoromanza per Gianna Nannini.
Ultimi film con Wim Wenders [modifica]
Nel 1995 torna dietro la macchina da presa assistito da Wim Wenders con Al di là delle nuvole, dove traduce in immagini alcuni racconti del suo libro Quel bowling sul Tevere. Quattro storie di amori irrisolti che nulla aggiungono o tolgono alla sua prestigiosa carriera.

Di recente, alla bella età di 92 anni, dirige il cortometraggio Il filo pericoloso delle cose, inserito nel film collettivo Eros, nel quale analizza la tematica dell'erotismo insieme ad altri registi affermati della nuova generazione, Steven Soderbergh e Wong Kar-Wai. Arriva a detenere un record: insieme a Mario Monicelli (classe 1915) e Luciano Emmer (classe 1918) è il grande veterano tra i cineasti italiani ancora in attività. Si dedica anche per hobby alla pittura come molti altri suoi colleghi, esponendo in diverse mostre.