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“Ecco chi voleva uccidere davvero Alessia Pifferi”: le parole su Open della psicologa Laura Pigozzi sul terribile delitto di Milano hanno tutto il peso della scienza e tutta l’evanescenza dell’orrore diretto.
Il delitto di cui è accusata la 37enne che ha ucciso la figlia Diana lasciandola sola in casa per 6 giorni è ancora troppo difficile da digerire. Ha detto la psicologa: “Non uccidendola direttamente, questa madre probabilmente voleva dare una possibilità alla sua bambina. Sapeva che poteva accadere, è vero, ma forse pensava che avrebbe potuto anche salvarsi, ipotesi confermata dal fatto che già altre volte l’aveva abbandonata senza provocarne la morte”. Alla polizia la donna infatti ha ammesso di aver lasciato la piccola Diana incustodita già in altre due occasioni per un weekend, e con la stessa “scenografia” di dovere assolto.
E Alessia in precedenza aveva detto di essere una “psicologa infantile che sapeva farci con i bambini”. Ha spiegato la Pigozzi sul delitto di Milano: “Probabilmente un’etichetta, che soddisfa due necessità: da un lato, la necessità di credibilità sociale che potrebbe legarsi anche al motivo per cui non ha abortito quando ha scoperto di essere incinta; dall’altro, il bisogno di rimettere a posto, nella sua testa, una storia che lei stessa non ha capito: quella della sua infanzia.
Si potrebbe trattare di una donna con un grande vuoto che doveva colmare e risolvere”.
Come una sorta di “buco da tappare, la bambina lasciata nelle condizioni di morire significa far morire anche una parte di sé: quella di madre”. E in chiosa: “Un elemento ricorrente in questa tipologia di casi è il misconoscimento del desiderio di non essere madre.
Avere figli significa essere donne più accettate socialmente e Alessia Pifferi probabilmente è una donna che è stata ‘malamata’ e misconosciuta e pensava di acquisire una certa rispettabilità con una bambina, che però forse non ha mai desiderato”.