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Con il sogno di diventare un’artista fin da bambino, Edward Hopper ha avuto alti bassi nel corso della sua carriera ma è arrivato a poter essere fiero di avercela fatta.
Scopriamo la storia del grande pittore realista e del suo percorso per arrivare al successo.
Edward Hopper (Nyack, 22 luglio 1882 – Manhattan, 15 maggio 1967) è stato un pittore statunitense. Cresce in una piccola cittadina nei pressi di New York insieme ai genitori, titolari di un negozio di tessuti che permette al piccolo di vivere un’infanzia nell’agio. A soli cinque anni dimostradi essere molto portato per il disegno e così, con l’incoraggiamento dei genitori, non abbandona l’arte nè dal punto di vista teorico, nè da quello pratico.
Si iscrive infatti nel 1899 alla New York School of Illustrating per seguire un corso e successivamente alla New York School of Art dove conosce molti dei suoi futuri colleghi.
Sicuramente la figura più influente sulla sua produzione artistica è il direttore della scuola, William Meritt Chase, il quale lo sprona ad uno studio continuo. Fondamentale anche la figura di Robert Genri che lo avvicina al realismo e alla Ashcan School.
Una volta terminati gli studi decide però di partire e così nel 1906 arriva a Parigi, pronto ad osservare criticamente le grandi opere del Louvree in particolare dei pittori impressionisti.
Questa esperienza gli concede di tornare negli Stati Uniti con una visione nuova e partecipa così ad una mostra collettiva nell’Upper East Side, Manhattan.
Compreso il valore dei viaggi, è pronto a ripartire l’anno successivo alla volta di Berlino, Londra e Bruxelles, per poi tornare nuovamente a Parigi nel 1909. Nella capitale francese segue il suo istinto rappresentando i paesaggi della città con quella che diventa sempre di più la sua tecnica identitaria. Hopper si rifiuta infatti di iscriversi ad una scuola d’arte francese o chiudersi in un grande atelier perchè sostiene che sia atraverso l’allenamento dello spirito di osservazione e la pratica che si capisce come arrivare alle persone.
Si impara inoltre dai colleghi e infatti deve a Degas la conoscenza dell’uso di luci e ombre nei suoi quadri che perfeziona nel suo terzo viaggio a Parigi. Crea un legame con la città e con gli artisti delle generazioni precedenti come Manet, Monet o Courbet quasi anacronistico dato l’arrivo di nuove tecniche pittoriche come il fauvismo o il cubismo introdotto da Pablo Picasso. Questa chiara identità artistica sembra non essere riconosciuta al suo ritorno a New York dove non ottiene successo.
Dentro di sè non tradirà mai la forte connessione creata con la storia francese, ma è costretto ad adattarsi al gusto americano iniziando a rappresentare immagini urbane o paesaggi tipici del suo paese d’origine.
Per un breve periodo abbandona inoltre la pittura, per dedicarsi invece alla tecnica dell’incisione che gli permette anche di definire meglio il suo stile pittorico. Aderisce nel 1918 al “Whitney Studio Club” centro vitale per gli artisti indipendenti dove torna a riproporre scenari francesi con l’opera “Sensation” ispirata alla poesia di Arthur Rimbaud, questa volta sotto una chiave diversa, più tragica delle precedenti.
Arriva nel 1924 la tanto attesa svolta quando inizia ad esporre alcuni acquerelli in una galleria del Massachussets.
Inizia per lui un periodo estremamente felice sia a livello artistico che personale visto che sposa Josephine Verstille Nivison con cui aveva diviso i banchi della scuola d’arte. Diventa un punto di riferimento per il realismo statunitense e continua con la produzione artistica fino ad anticipare la pop art, in realtà mai realmente conosciuta.