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Inserendosi in un periodo fiorente della letteratura italiana, Elio Vittorini è stato un personaggio fondamentale tanto quanto scrittore quanto come editore. Scopriamo la storia del grande critico letterario.
Chi era Elio Vittorini
Elio Vittorini (Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966) è stato uno scrittore e curatore editoriale italiano. Cresce in Sicilia con il padre, ferroviere e capostazione, che lo porta a diversi trasferimenti per lavoro. All’età di 14 anni inizia ad avvicinarsi alla scrittura conoscendo il gruppo degli spontaneisti.
Nonostante la sua passione per la lettura e la scrittura sceglie di frequentare ragioneria, ma è evidente la sua propensione verso il fermento culturale. Si dedica quindi, alla fine del percorso scolastico, alla scoperta della lettura e in particolar modo del simbolismo di Proust, James, Hegel o Kant.
Il fascismo di sinistra e la posizione politica
Con l’avvento del fascismo, Vittorini, inizia a prendere posizione politica attraverso la l’editoria. Pubblica infatti delle prose su una rivista, raccontando la sua visione di “fascista di sinistra”. La volontà è di abbattere i privilegi della borghesia e lasciare spazio a una concezione più socialista attraverso i suoi scritti.
Nel 1929 inizia a collaborare per la rivista Solaria e qui pubblica anche l’articolo “Italia Letteraria” e “Scarico di coscienza”in cui prende posizione nei confronti della letteratura. L’anno successivo durante un viaggio a Firenze inizia a lavorare come correttore di bozze e continua la sua produzione con il libro “Piccola borghesia”.
La vita tra scrittura e lavoro editoriale
Nel 1933 scrive il romanzo “Il garofano rosso”, un romanzo di enorme successo che pubblica a puntate sulla rivista Solaria ma che pubblica interamente solo 15 anni dopo a fascismo concluso. Con l’inizio della seconda guerra mondiale entra a far parte del Partito Comunista Italiano e partecipa attivamente al movimento della resistenza.
In questi anni scrive il romanzo “Uomini e no” in cui riflette sulle atrocità che il nazismo ha portato con sè. Nel frattempo lavora anche per la rivista “Il politecnico” e “Milano Sera”. Terminata la guerra viene scelto per dirigere la collana “I Gettoni” di Einaudi. Sempre per la stessa casa editrice fonda la rivista “Il Menabò” dirigendola insieme anche a Italo Calvino.
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