L’EMDR è una ‘tecnica’ che viene utilizzata dallo psicoterapeuta per la rielaborazione dei traumi. Nata in America intorno al 1990, prevede una serie di sedute ben strutturate. Nello specifico, cos’è e come funziona? Si possono trarre davvero benefici da una terapia del genere?
EMDR: cos’è?
Acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, l’EMDR è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento di traumi e stress psicologici. Scoperto nel 1989 e presentato l’anno seguente dalla ricercatrice americana Francine Shapiro, punta alla desensibilizzazione e rielaborazione dell’evento che ha generato la patologia attraverso alcuni movimenti oculari.
L’EMDR sostiene che alcune esperienze traumatiche possano non essere elaborate spontaneamente dall’individuo e portare lo stesso a vivere alcuni disagi. Partendo da questo presupposto, lo scopo della terapia è quello di riportare alla luce l’evento in questione per far sì che il paziente viva il trauma in modo corretto. Attraverso l’utilizzo di movimenti oculari o di altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra, il terapeuta spinge il paziente a ricordare e a gestire la carica emotiva negativa in modo meno diverso.
Come funziona?
La tecnica dell’EMDR si articola in 8 fasi distinte:
- Fase 1: attenta e approfondita anamnesi del paziente da parte del terapeuta. Quest’ultimo deve individuare l’evento traumatico o stressante che causa il disturbo e preparare un ‘piano’ di azione. Inoltre, valuta l’idoneità o meno del paziente nei confronti del trattamento.
- Fase 2: il terapeuta illustra al paziente l’intero svolgimento della terapia, spiegando anche i possibili disturbi che potrebbe manifestare sia durante che al termine delle sedute.
- Fase 3: valutazione e definizione del ricordo del trauma, delle sensazioni e delle emozioni negative che esso suscita.
- Fase 4: desensibilizzazione del trauma attraverso la stimolazione oculare. Il paziente viene invitato a focalizzarsi sul ricordo traumatico e a seguire con lo sguardo i movimenti delle mani effettuati dal terapeuta. In alternativa ai movimenti oculari, è possibile utilizzare altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra. Ad esempio, toccando ripetutamente le mani dell’individuo in modo alternato.
- Fase 5: ristrutturazione cognitiva dell’evento traumatico o stressante. Il paziente viene spinto a modificare in positivo la prospettiva sull’evento traumatico. Il terapeuta continua con la stimolazione oculare.
- Fase 6: lo psicoterapeuta, insieme al paziente, esegue una cosiddetta “scansione corporea” per verificare se vi è ancora, ripensando all’evento traumatico, la presenza di sensazioni fisiche.
- Fase 7: verifica dello stato di equilibrio del paziente. Il terapeuta chiederà al soggetto di compilare un diario per la settimana seguente, nel quale dovrà annotare la comparsa di pensieri, sensazioni, sogni o immagini riconducibili all’evento traumatico.
- Fase 8: avviene la settimana successiva alla seduta. Serve a verificare se nel paziente sono insorti nuovi disturbi, pensieri ed emozioni riconducibili al ricordo traumatico.
Traumi trattati
Utilizzato per trattare diversi traumi più o meno gravi, L’EMDR è indicato per:
- traumi derivanti da un incidente stradale o da gravi incidenti di altra natura (lavorativi, ecc.);
- traumi in seguito ad abusi di varia natura;
- traumi che seguono disastri naturali;
- traumi che stanno alla base dell’insorgenza di disturbi alimentari;
- lutti e perdita di persone care;
- umiliazione subita da bambini e/o nell’età adulta;
- traumi infantili di varia natura;
- disturbo post-traumatico da stress (DPTS);
- depressione;
- ansia;
- disturbi del sonno;
- disturbi della personalità;
- disturbi di panico e fobie.
EMDR: efficacia ed effetti collaterali
L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing vede, tra gli esperti del settore, sia sostenitori che scettici. Secondo i primi, l’EMDR consente di ottenere ottimi e veloci risultati rispetto alle tecniche classiche di psicoterapia. Gli altri, invece, credono che non sia risolutiva nel lungo periodo e che non possa essere utilizzata come unica tecnica, ma come sostegno alla classica seduta di psicoterapia.
E’ bene sottolineare che l’impiego dell’EMDR è approvato in numerosi Paesi, Italia compresa e che non esiste un tempo standard ‘di guarigione‘ valido per tutti i pazienti. Un trauma può essere elaborato da qualcuno senza l’aiuto del terapeuta, altri invece potrebbero impiegare un anno di sedute con cadenza settimanale, mentre altri ancora potrebbero aver bisogno di anni per tornare a stare bene. Chiara Ferragni, giusto per citare un personaggio noto a tutti, ha dichiarato più volte di essere riuscita ad elaborare un evento traumatico proprio grazie all’EMDR.
Ad oggi, l’EMDR non ha effetti collaterali nei pazienti che scelgono di sottoporsi alla terapia. Alcuni, però, hanno riferito di avvertire stanchezza durante e dopo la seduta e la comparsa di un aumento della sensazione di disagio prima della sua riduzione al termine della seduta.