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Oggi la fama viene data per scontata e sembra anche estremamente facile ottenerla senza grandi sforzi. Un tempo però, non era affatto così. Si pensi infatti agli enormi debiti di Vincet Vang Gogh, oggi considerato uno dei più grandi artisti della storia, o alla storia dell’autrice J.K. Rowling, oggi considerata una delle donne più ricche al mondo. Analoga la storia di Emilio Salgari, padre di “Sandokan” e grande autore pieno di debiti mentre in vita.
Chi era Emilio Salgari
Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari (Verona, 21 agosto 1862 – Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano. Cresce nei pressi di Valpolicella insieme alla madre Luigia, di origini veneziane, e il padre Luigi, un commerciante veronese di tessuti. Il giovane Emilio si iscrive nel 1878 al Regio Istituto Tecnico e Nautico “Paolo Sarpi” di Venezia, senza però conseguire il titolo di capitano di marina.
Abbandona infatti gli studi per avvicinarsi al mondo del giornalismo e della scrittura. Inizia a soli vent’anni a pubblicare i suoi racconti, ed esordisce con “I selvaggi della Papuasia” sul settimanale “La Valigia”. Seguono poi numerosi altri progetti tra cui “La tigre della Malesia” che riscuote grandissimo successo e gli permette di ottenere anche un incasso notevole. Il racconto, uscito sul giornale di Verona “La Nuova Arena”, gli permette di diventare redattore del giornale stesso.
L’inizio della carriera di Emilio Salgari
Iniziano per lui però anni difficili. Alla morte della madre nel 1887 segue pochi anni dopo il suicidio del padre, uccisosi perchè convinto di avere una malattia incurabile. A questi tragici eventi segue però il felice incontro con Ida Peruzzi, attrice di teatro che sposa e con cui mette al mondo Fatima.
Nel 1894 decidono di stabilirsi insieme nel Piemonte e verso la fine del decennio di andare in Liguria, seguendo gli impegni lavorativi di Emilio. Chiamato da Speirani, l’editore con cui lavora, torna nuovamente a Torino dove si trasferisce in maniera definitiva.
Le grandi difficoltà di Emilio Salgari
Prosegue qui la sua produzione letteraria pubblicando ben cinque titoli in soli tre anni. Tra il 1894 e il 1896 escono infatti “Il tesoro del presidente del Paraguay”, “Le novelle marinaresche di Mastro Catrame”, “Attraverso l’Atlantico in pallone”, “Il re della montagna” e “I naufragatori dell’Oregon”.
Questa florida produzione non gli permette però di risanare gli enormi debiti accumulati che anzi, dal momento in cui Ida inizia a dare i primi segni di disturbo mentale, aumentano. Questo ritmo insostenibile lo porta a tanto stress, curato con grandi quantità di sigarette e numerosi litri di vino.
Questi enormi sacrifici per di più non lo ripagano nemmeno dal punto di vista della popolarità. L’autore infatti non viene invitato ai circoli letterari dell’epoca e questo lo porta gradualmente ad esaurimenti nervosi, crisi depressive e infine il suicidio.