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Essere disordinati è sinonimo di creatività e alcuni studi l’hanno già confermato, come quello di neuroscienze effettuato da Robert Thatcher in cui emerge che la creatività è caotica.
Se è vero però che il disordine è spesso frutto di un mente geniale, è altrettanto vero che non tutti i disordini sono uguali. E tu, a quale appartieni?
“All’inizio era il Caos”. Così descrivono l’origine del Mondo i racconti sacri di molti popoli della Terra. Questa condizione è appartenente a tutto ciò che ancora non è stato addomesticato mentre l'”ordine” letteralmente è “movimento”, l’azione che dà delle regole.
Il cosmo nella mente dei popoli antichi è sinonimo di universo ordinato in cui l’ordine è eleganza, armonia e compiutezza. Da qui il concetto arrivato fino a noi per cui l’ordine è trovare il proprio posto nel mondo, mentre il disordine è sinonimo di confusione, di qualcosa da evitare. Ma siamo sicuri che la mancanza di stabilità sia eo ipso una condizione negativa? Secondo un’indagine del 2013 condotta presso l’Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista “Psychological Science” l’ambiente in cui viviamo influisce sui nostri comportamenti.
Se ci troviamo in un luogo di lavoro organizzato e strutturato saremo più tendenti a seguire le regole, se, al contrario, ci troviamo in un luogo caotico sarà più stimolata la nostra creatività.
Nell’esperimento del sopracitato test dall’Università del Minnesota i soggetti con un ufficio più ordinato mostravano di mangiare più sano e di essere più generosi ma anche di essere meno creativi quando si trattava di immaginare tutti gli usi possibili di una pallina da tennis.
Chi, invece, lavorava in un ambiente più caotico, effettuava donazioni più contenute, mangiava snack meno sani ma dimostrava di avere più idee quando si trattava di ideare soluzioni. Possiamo definire questa tendenza creativa come pensiero divergente, fluido, istintivo e inconscio. Permette di immagazzinare informazioni e di metabolizzarle facendoci pensare, all’occorrenza, ad alternative e a soluzioni diverse rispetto alla via principale.
In inglese ci sono diversi termini per indicare una persona disordinata.
Disorganized che indica lo scompiglio, ciò che non trova posto, e messy che possiamo tradurre con “essere in uno stato di confusione” ma che indica molto di più. Questo termine indica l’eterogeneità, la circolazione di elementi e quindi anche la comunicazione. Possiamo pensare a messy come a chi sa affrontare le sfide scoprendo al tempo stesso diversi punti di vista, come a chi è capace di lasciarsi andare e di farsi contagiare.
In conclusione, essere disordinati vuol dire essere più intelligenti? Non esistono studi che provano con assoluta certezza questa tesi, anche perché non esiste un unico tipo di intelligenza.
Però possiamo asserire con una certa sicurezza che i disordinati sono i più flessibili mentalmente e quindi i più creativi. Uno studio condotto dall’Università di Groeningen ha evidenziato che un soggetto più disordinato tende a reagire alle novità con meno ansia ed è più pronto e flessibile al cambiamento. Certo però attenzione quando la capacità di cambiare si trasforma in incapacità di fermarsi e di fissare un obiettivo. Ogni tanto bisogna fermarsi e fare un check up delle proprie emozioni e di ciò che si vuole costruire.
Scegli, sperimenta, intraprendi percorsi diversi e alternative a cui non avresti pensato ma avendo sempre ben in mente un obiettivo da raggiungere.