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Fabrizio Corona aggredito al bosco di Rogoredo nella serata del 10 dicembre 2018. Ambulanza e carabinieri a intervenire sul posto.
Corona aggredito a Rogoredo
Fabrizio Corona si trovava al bosco della droga di Rodoredo, la piazza di spaccio più grande del Nord Italia. L’ex re dei paparazzi si trovava lì con alcuni suoi collaboratori e una telecamera nascosta per girare un servizio destinato al programma Non è l’arena di Massimo Giletti. Alle vittime dell’aggressione non è stato rilevato nessun problema sanitario serio.
Secondo le prime ricostruzioni Corona sarebbe stato riconosciuto e poi aggredito da un numero imprecisato di frequentatori del boschetto intorno alle dieci e mezza. A intervenire il soccorso sanitario del 118, sopraggiunto sul posto con un’ambulanza e un’automedica. Valutate le condizioni di Corona, lo hanno poi medicato sul posto. Anche i carabinieri della Compagnia di Milano si sono recati sul luogo dell’aggressione per gli accertamenti del caso. Il primo a svelare il motivo dell’arrivo dell’ambulanza è stato il giornalista Andrea Spadoni,
“lo hanno aggredito, erano in tanti. Stava facendo il servizio per Giletti.”
Corona infatti domenica prossima sarà ospite del programma. Si trovava lì per documentare e filmare la situazione dello spaccio di droga. Dai primi rilievi gli operatori sanitari non avrebbero rinvenuto lesioni fisiche gravi, ma sarebbero stati derubati lui e i suoi collaboratori. “Siamo stati pestati con le mani, con i bastoni e con i cani, siamo stati derubati. Corona non ha più i documenti e il cellulare, noi i documenti. Questa è la situazione in Italia”, così ci informa dell’avvenimento con una storia Instagram uno dei collaboratori, Luca Cerchioni.
“Il vero mondo mai raccontato”
Qualche ora fa Fabrizio Corona ha pubblicato su Instagram una foto che lo ritrae in ambulanza. Il suo commento è il seguente:
“Stasera mi sono recato al Bosco di Rogoredo, patria nazionale dello spaccio italiano, dove anche la polizia si rifiuta di entrare. Mentre le uniche inchieste realizzate sono state fatte di giorno da giornalisti accompagnati da polizia di scorta a circondare la zona, io mi sono recato lì solo con un operatore e un fonico per raccontare il parallelismo della mia tossicodipendenza e quella che colpisce l’Italia e la povera gente che vede uno stato inerme e una polizia disinteressata. Tutto questo solo per raccontare in maniera oggettiva, come ho sempre fatto, la realtà. Ora, in questo momento ringrazio Dio per aver protetto mio figlio Carlos Maria.”
Corona aveva documentato con alcune stories la serata di ieri sera, prima che diventasse vittima di un’aggressione, in ultimo la foto del ricovero in ambulanza. “Il vero mondo è quello della tossicodipendenza, che non è mai stato raccontato”, ha poi aggiunto, “cerco di controllare il mio recupero e non ricadere negli errori fatti per tanto tempo”.
La terra bruciata di nessuno nel quartiere Corvetto, direzione Sant’Arialdo per un viaggio tra droga, giovani tossicodipendenti e spaccio. L’altra faccia di Milano, dove clienti e spacciatori si spalleggiano a vicenda per proteggere i loro obiettivi, rendendo difficile qualsiasi intervento, da un blitz a un semplice documentario.