Ci siamo, è l'ora di Afef, che in un'intervista parla a tutto campo parla anche di Vallettopoli, Fabrizio Corona e Lele Mora.
Afef ha scritto una lettera a Vanity Fair per rispondere alle dichiarazioni rese dagli indagati dell’inchiesta Telecom: anche lei, moglie di Tronchetti Provera, era stata sottoposta a intercettazioni illegali. La lettera spiega il perchè.
Ciò che ci interessa però non è tanto la lettera, quanto l'intervista che ne è seguita (e che sarà in edicola domani su Vanity Fair).
Riportiamo alcuni passi che riguardano sue dichiarazioni sul mondo dello spettacolo, la televisione, la sua ricchezza e le recenti inchieste sul mondo dei vip.
Fra le tante cose che le vengono rinfacciate, c’è il fatto di essere ricca.
«Diciamo che non ho problemi con il mutuo».
Non faccia così che si rende antipatica.
«Senta, scherzi a parte: guadagno bene, ma non rubo nulla. Io stavo bene anche prima di sposare Marco. Non mi è mai mancato niente. Non ho la passione per le auto di lusso, mi sposto su una Mini. Viaggio sia in business class che in economy. Mi vesto con i jeans, una camicia e un pull di cashmere.
Non è vero che mi diverto a fare shopping – gratis, magari – nel quadrilatero della moda. Le barche non mi piacciono, piacciono a Marco. Forse dormo più volentieri in un albergo a cinque stelle, questo sì. Non organizzo maxi party. Al massimo una cena semplice per otto. E non vado in giro coperta di diamanti».
Scusi, e quella vera che porta al dito? Brillanti taglio baguette, saranno una ventina.
«Questa? Ma è finta! Vede che cosa fa la suggestione? Come cambia la percezione della realtà a seconda di chi abbiamo davanti? Io, comunque, non sono dipendente dalla ricchezza.
Questo è un discorso che fanno i veri ricchi.
«Ma con il denaro ho davvero un rapporto normale. I miei soldi non li investo in Borsa: neanche per idea. Marco mi prende in giro su come gestisco i miei guadagni. Voglio sapere sempre quanto ho sul conto. Risparmio per la vecchiaia: il vero lusso è invecchiare bene. Voglio potermi permettere una badante come dico io».
Suo marito dovrebbe essere in grado di procurargliene una più che adeguata.
«E se nella vita, un giorno, non dovessi più stare con Tronchetti?».
Questo è uno scoop!
«(Ride) La pianti, facciamo i seri. Il denaro, mio e altrui, lo rispetto. E me lo guadagno».
Altro rimprovero che le viene mosso: ma che bisogno ha di lavorare?
«Trovo triste e mortificante l’idea di donne che ambiscono a fare le mantenute. Ho iniziato a lavorare a 19 anni. Tengo la mente attiva, conosco persone nuove, imparo, vivo.
Il lavoro è vita. Il lavoro è rispetto. Il lavoro è libertà. Lo è per tutti, e va pagato a tutti. Anche a quelli che i soldi già ce li hanno».
È vero che viene ben pagata da una grande maison di gioielli per fare da testimonial?
«Sono sotto contratto da due anni. Guadagno il cachet standard che prendono le top model. Non ci vedo nulla di strano».
Ora lavora con Gene Gnocchi. Su Raidue fate la Grande Notte.
E avete anche vinto l’Oscar della Tv.
«Grande soddisfazione. Abbiamo avuto un’ottima critica. Non facciamo grandi ascolti, siamo un programma di nicchia, ma abbiamo dimostrato che per avere successo non è necessario sbancare l’audience»
È stato Gnocchi che l’ha aiutata a tirare fuori la sua indole più ironica?
«Gene è un fuoriclasse. Sono la prima a prendermi in giro, ma certo lui ha un modo di ironizzare che non è mai inutilmente crudele».
Senta, ma quei balletti un po’ arrangiati che fa in Tv.
Ma lei sa fare l’odalisca o no?
«Sì che so ballare. Ma non posso. In un programma satirico non puoi fare tutto perfetto. Devi inciampare, parlare in modo sbagliato. Cosa che peraltro mi viene naturale. C’è un “dialetto Afef”, fatto di francese, italiano, inglese e una spruzzata di arabo. L’importante è intendersi».
Spiata non è proprio come essere paparazzata, però poco ci manca. Lei che ne pensa di questa Vallettopoli? Una delle ragazze del vostro programma, Cecilia Capriotti, è stata coinvolta in questo scandalo.
«E mi dispiace molto. A me è sempre sembrata una bravissima ragazza. Non mi piace giudicare le persone prima che i processi siano iniziati e finiti. Troppa gente in Italia paga il prezzo del “sentito dire”».
La Capriotti è della scuderia di Lele Mora. Di lui che pensa?
«Non mi ha mai dato l’impressione di un furfante. Anzi, ha fama di essere sempre stato molto protettivo con i suoi artisti»
E di Fabrizio Corona, l’agente dei paparazzi in carcere? Mai avuto a che fare con lui?
«Mai.
Però non capisco quale sia il reato nel proporre a una celebrità di acquistare le sue fotografie prima di offrirle a un giornale di gossip. Sono d’accordo con Diego Della Valle: se uno vuole ritirare delle foto per tutelare la propria privacy, non c’è nulla di male. Dipende molto dal modo con cui certe cose ti vengono proposte. Una cosa è certa, però: sulla privacy, nel nostro Paese, c’è molta confusione e poca tutela.
Si fidi, io ne so qualcosa».
Cosa ne pensate, cari lettori?