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C’è una tendenza che negli ultimi anni la sta facendo da padrona nel settore della moda ed è il fast fashion. Come dice il termine stesso ‘fast fashion‘, si tratta a tutti gli effetti di moda veloce. Abbigliamento economico attualissimo che può essere acquistato praticamente da chiunque, sfoggiato per un periodo di tempo relativamente breve e poi regalato, buttato, dimenticato. Niente lacrime, perché il capo costa talmente poco da essere veramente alla portata di tutti. E poi nel frattempo la moda ha già cambiato tendenza, quindi via subito a fare un nuovo acquisto. Senza però rendersi conto dei ‘contro’ di questa tendenza mondiale.
Cos’è il fast fashion
Il termine fast fashion è stato coniato dall’autorevole New York Times. L’anno? Il 1989. Precisamente quando il marchio Zara, che tutti ormai conosciamo benissimo, ha aperto il suo store a New York. La grande novità portata da Zara è la possibilità per gli stilisti della casa di moda spagnola di realizzare un capo di abbigliamento economico e, nel giro di pochissimi giorni, diciamo due settimane, non solo mandarlo in produzione, ma addirittura poterlo vendere in negozio. Fantastico. Soprattutto per tutte le amanti della moda e delle tendenze in fatto di abbigliamento, che però non possono spendere grandi cifre per gli acquisti.
Democratizzazione della moda a tutti gli effetti: i capi d’abbigliamento rispecchiano in tutto e per tutto le tendenze viste in passerella. Ma costano decisamente meno dei marchi di alta moda. Così anche chi ha un piccolo capitale da investire, se li può permettere senza pentirsene. Ma dove sta il trucco? Come è possibile che questi capi d’abbigliamento siano così economici? Il primo, grande motivo, è che vengono prodotti in Paesi in cui il costo della manodopera è decisamente bassissimo. Questo fenomeno porta con sé inevitabilmente sfruttamento del lavoratore e spesso anche una paga ancora più bassa di quella che sarebbe dovuta.
I contro dell’abbigliamento economico
Oltre a Zara, casa di moda spagnola nata per vendere copie di abiti di marchi famosi, ma a prezzi decisamente contenuti, nella lista delle aziende specializzate in fast fashion ci sono anche H&M, svedese, Topshop, inglese, Primark, irlandese, Mango, Forever 21 e Bershka. In realtà ci sono anche tantissimi altri nomi, perché quello del fast fashion è un fenomeno che non accenna a diminuire. Anzi.
La moda veloce ha un vero e proprio motto: “Rendere la moda delle passerelle accessibile a tutti“. Ma a caro prezzo. Non certo quello del costo dell’abbigliamento economico. Gli stilisti sono continuamente alla ricerca della tendenza del momento. Elaborano i loro modelli come in una catena di montaggio, rapidissimi. Li mandano in produzione e dopo due settimane arrivano in negozio. Da lì il passo al nostro armadio è veramente breve.
La produzione avviene in Paesi come il Bangladesh, l’India e la Cambogia dove le condizioni di lavoro si possono solo immaginare. Nessuna sicurezza, nessuna tutela. Bassissimo reddito, malattie. Per non parlare dell’inquinamento per via della difficoltà di smaltimento degli scarti, non sempre biodegradabili. Fortunatamente negli ultimi anni stanno aumentando le campagne di sensibilizzazione per una moda consapevole, etica e sostenibile.