Argomenti trattati
L’Europa censisce la febbre emorragica “Crimea-Congo” con un paziente ricoverato in Spagna. Secondo i media l’uomo è stato curato in Castiglia-Leon e poi aviotrasportato altrove. La CCHF avrebbe compito un uomo di mezza età con i sintomi del virus, sintomi molto specifici, fra cui il sanguinamento degli occhi. Ma di cosa parliamo? Di una malattia che secondo le autorità sanitarie mondiali ha un tasso di mortalità del 30%.
Spagna, un caso di febbre emorragica “Crimea-Congo”
Secondo le indicazioni il decesso arriva entro due settimane dall’insorgere della malattia. E l’Organizzazione Mondiale della Sanità dà anche altre indicazioni: la febbre ha nelle zecche il suo animale portatore e assieme al sanguinamento prevede l’insorgenza di mal di stomaco, mal di testa e vomito. Sono censiti in letteratura medica anche dolore articolare, ittero, sbalzi d’umore e occhi rossi nelle prime fasi. Quando il virus attacca in maniera massiva, di solito dopo una settimana, i sintomi possono peggiorare fino a comprendere “grandi aree di gravi lividi” e “gravi epistassi”.
Non esiste una cura mirata o un vaccino
Attenzione: la CCHF non ha un farmaco che la curi specificamente ed in maniera mirata, non è eradicabile con un vaccino perché un vaccino non c’è ed è patologia tenuta d’occhio con molta attenzione. Lo è perché i suoi animali-vettore, le zecche, sono in piena esplosione demografica a causa di cambiamenti climatici e impoverimento delle specie predatorie naturali, soprattutto uccelli, che ne controllano la popolazione.